«A Londra l'emergenza coronavirus non esiste. Locali, metropolitane e palestre sono pienissimi. Siamo molto preoccupati». Gli italiani che vivono in Gran Bretagna hanno paura. Per questo hanno inviato una lettera aperta al premier Boris Johnson: «Vogliamo capire il perché di queste misure così blande». A raccontare i timori di questi giorni è Raffaele Catalano, in Inghilterra da 16 anni e impiegato come credit manager in una multinazionale.
«La situazione è difficile. Il premier e i suoi consiglieri invitano ad accettare la situazione, a considerare l'eventualità che molte persone possano perdere la vita racconta -. Il loro obiettivo è abbassare il cosiddetto sombrero, cioè la curva dei contagi. Senza però imporre misure e divieti». Per gli stranieri che vivono in Gran Bretagna questo significa sentirsi in un vicolo cieco. «Siamo in trappola va avanti -. Ci sentiamo protagonisti di un esperimento sulla nostra pelle. Siamo cavie da laboratorio. Vediamo ogni giorno cosa accade nel nostro Paese, come si sta muovendo il governo italiano. E non capiamo perché qui si faccia finta di nulla». Perché a Londra, come nelle altre città britanniche, la vita scorre come sempre. «È tutto aperto, tutto pienissimo conferma Catalano -. Non c'è alcuna forma di prevenzione. Sono partite due petizioni da parte dei cittadini, che invitano a restare a casa. Ma non ci sono misure ufficiali». Di qui l'idea di scrivere una lettera aperta a Johnson. «L'iniziativa è partita da Manfredi Nulli, membro del Consiglio generale degli italiani all'estero prosegue -. L'abbiamo firmata in cento subito dopo il Cobra meeting, la riunione di emergenza di giovedì scorso fra il premier e i suoi ministri. Al termine è stato emanato un avviso molto blando: restate a casa una settimana se avete tosse e febbre alta. Ci sembra inaccettabile».
L'obiettivo degli italiani in Gran Bretagna è chiedere al governo di adottare misure immediate e drastiche. «L'Oms ha definito questa infezione pandemia e ha lodato l'Italia per la sua reazione spiega Catalano -. Adesso a Johnson chiediamo di allinearsi con quanto stanno facendo gli altri Paesi europei. Non è escluso che qualche misura più severa possa arrivare nelle prossime settimane.
Ma noi le vogliamo adesso, prima che sia troppo tardi». Nel frattempo ci si arrangia come si può. «Noi italiani ci siamo messi in quarantena auto gestita conclude -. Limitiamo al massimo spostamenti e vita sociale. Seguiamo le direttive italiane da qui».
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