"Una delle ragioni per le quali abbiamo scelto di portare a compimento questa legislatura è che c'erano leggi urgenti da approvare. Una di queste è quella sullo ius soli". Il Pd è pronto a tutti pur di forzare la mano sulla legge che regala la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati. Anche a far mettere la fiducia. "Tutti noi abbiamo assunto l'impegno ad approvarla - scrive su Facebook il presidente piddì, Matteo Orfini - ma c'è chi vuole impedirlo in ogni modo, in nome di una visione becera, antistorica e, in alcuni casi, razzista". L'iter è tortuoso. E, se Matteo Renzi è disposto a tirare dritto, Paolo Gentiloni sta frenando l'assalto perché i numeri sono ormai sfavorevoli. Secondo un retroscena di Repubblica, sarebbe in corso un vero e proprio scontro tra premier e presidente del Pd.
"Per quanto ci riguarda, sui diritti non si media: se serve la fiducia per sbloccare la situazione, la si metta". Orfini è pronto ad andare allo scontro. E con lui anche Renzi. Il tutto nonostante l'emergenza immigrazione che, da tre anni a questa parte, sta portando il Paese al collasso. Qualora il ddl dovesse diventare legge, diventerebbero automaticamente "italiani" oltre 800mila figli di immigrati. E oggi anno i nuovi "italiani" sarebbero 60mila. Il calcolo del Partito democratico è meramente elettorale, ma rischia di infrangersi al Senato dove la maggioranza non è più tale. Nel consiglio dei ministri di ieri, secondo la ricostruzione pubblicata oggi dal Giornale, il governo si sarebbe tenuto alla larga dal discutere di ius soli. "Non era all'ordine del giorno", spiegano da Palazzo Chigi. In realtà, secondo alcuni esponenti dem, Gentiloni starebbe solamente prendendo tempo. Non è più così convinto che la maggioranza al Senato possa reggere l'urto della fiducia su un argomento tanto divisivo come lo ius soli. E, visto l’affollamento di provvedimenti, non è escluso che il ddl possa finire su un binario morto.
A far ricredere Gentiloni è stata la contrarietà di Angelino Alfano. Che, sondaggi alla mano sulla riforma, non sarebbe disoposto a mettere la firma di Alternativa popolare su una riforma voluta (e imposta) dal Pd. In molti, insomma, temono l'incidente al Senato. E Gentiloni non sarebbe disposto a correre questo rischio. L'attendismo del premier starebbe, tuttavia, irritando Renzi. Che ai suoi avrebbe confidato: "Se Paolo non se la sentisse di affrontare la fiducia dovrà dire lui, dovrà assumersene le responsabilità... non potrà ricadere sul Pd". Una posizione che ha fatto infuriare il ministro per gli Affari regionali, Enrico Costa.
"La cittadinanza italiana identifica il popolo, al quale appartiene la sovranità - avverte - modificare la composizione della comunità nazionale è decisione che va ponderata e non precipitata. E si tratta di materia che non può essere agitata come bandierina per segnare posizioni ideologiche - conclude - rispettiamo chi la pensa diversamente, ma pretendiamo analogo rispetto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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