Almeno 11 morti per gli attacchi israeliani a Jenin. Sotto assedio il campo profughi della città, che ospita oltre 14mila palestinesi ma è anche la storica roccaforte della Jihad Islamica e del cosiddetto Battaglione Jenin, coalizione di gruppi armati che include Hamas. Sotto assedio per qualche ora pure l'ospedale governativo, dove si sono rifugiate circa 600 persone, fra il terrore dei pazienti. È stato il secondo giorno di «Muro di ferro» nella città a nord della Cisgiordania, dopo che l'esercito israeliano (Idf) ha lanciato martedì una massiccia operazione anti-terrorismo. Le armi tacciono da domenica per la tregua a Gaza e nel West Bank, invece, l'assalto segna un «cambio nella strategia della sicurezza», come spiega il ministro della Difesa Israel Katz.
Con i bulldozer, l'Idf «ha spianato tutte le strade» che portano al campo profughi e alla struttura sanitaria. Ci sono sparatorie ed esplosioni», ha raccontato il governatore di Jenin, Kamal Abu al-Rub. Almeno tre medici e due infermieri sono tra gli oltre 40 feriti. «La situazione è terribile» ha spiegato Wissam Bakr, direttore dell'ospedale governativo Suleiman. Le forze israeliane hanno distrutto le strade davanti all'ospedale. Hanno messo le macerie delle strade distrutte davanti alle uscite degli ospedali per impedire l'entrata e l'uscita delle ambulanze». A Jenin «non ci sono medicine, cibo, provviste, niente», raccontano i testimoni.
L'Idf spiega di aver condotto «attacchi aerei su siti di infrastrutture terroristiche», che «numerosi esplosivi, piazzati dai terroristi lungo le rotte, sono stati smantellati». Jenin e la Cisgiordania sono campo di battaglia e altre città potrebbero presto seguire. I combattimenti vanno avanti da mesi, con l'Anp che ha fronteggiato Hamas e Jihad islamica negli scontri più duri dal 2007, e adesso con la dura azione israeliana. Secondo l'Unrwa, dopo un mese di incursioni dell'Idf, «Jenin è quasi inabitabile».
Il ministro della Difesa Katz spiega che l'esperienza nella Striscia è stata di grande aiuto nell'operazione a Jenin. «Riflette la prima lezione appresa dai raid a Gaza: l'importanza di eliminare i terroristi e distruggere le infrastrutture del terrore per evitare che il terrorismo si riproduca all'interno della città». Poi ribadisce: «Non permetteremo alle armi della piovra iraniana o all'Islam radicale sunnita di mettere in pericolo la vita dei coloni o di stabilire un fronte del terrore a est di Israele».
Proprio Gaza rimane il centro dell'interesse della comunità internazionale a una soluzione di pace di lunga durata. Per il primo ministro del Qatar, lo sceicco Al Thani, i colloqui sulla fase due dell'accordo di tregua, previsti dopo due settimane di stop alle armi, dovrebbero partire prima possibile. Ma la strada è parecchio in salita. Ancora tanti i punti da definire e su cui ci si scontra.
L'ufficio di Netanyahu ha fatto sapere che manterrà il controllo del valico di frontiera di Rafah, al confine con l'Egitto, almeno durante la prima fase del cessate il fuoco con Hamas, smentendo le notizie secondo cui sarebbe toccato all'Anp. Proprio a Rafah un 28enne è rimasto ucciso, secondo l'agenzia palestinese Wafa a causa di un drone israeliano che avrebbe sparato contro un gruppo di palestinesi mentre rimuovevano le macerie dalle loro case distrutte.
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