Johnny "lo zingaro" è evaso. Terrorizzò Roma negli anni '80

Giuseppe Mastini faceva le pulizie nella scuola degli agenti penitenziari. Era all'ergastolo ma in semilibertà

Johnny "lo zingaro" è evaso. Terrorizzò Roma negli anni '80

Johnny «lo zingaro» come Igor «il russo»? Scappare è diventato di moda, e non riacciuffare più il fuggitivo fa tendenza.

Da ieri mattina non si hanno più notizie infatti di Giuseppe Mastini, ergastolano noto appunto come Johnny «lo zingaro». L'uomo, che era in semilibertà, dopo aver lasciato il carcere di Fossano non si è presentato al lavoro a Cairo Montenotte (Savona).

Tragicomica la nota dell'amministrazione penitenziaria: «Al momento, si può parlare soltanto di allontanamento illecito, che sarebbe punito con una semplice sanzione interna al carcere. Se, però, alle 19,30 Mastini non sarà rientrato nel carcere di Fossano, si tratterà di reato di evasione».

Ma, secondo voi, Johnny allo scoccare delle 19,30 è poi tornato, di sua spontanea volontà, dietro le sbarre?

Sicuro, come è certo che Igor «il russo» ha intenzione di costituirsi ai carabinieri di Budrio.

Mastini, condannato all'ergastolo per omicidi e rapine, lavorava nella la scuola di formazione di polizia penitenziaria come addetto alle pulizie; chissà: esperto nel far sparire ogni traccia di sporco, forse ha avuto gioco facile l'altro giorno anche nel far sparire le proprie, di tracce.

Analfabeta, figlio di giostrai lombardi di etnia sinti, Giuseppe Mastini è uno dei personaggi «mito» della criminalità romana anni '80 più «ruspante». Precocissimo: a 11 anni la prima rapina a mano armata. Ma il «meglio» sarebbe arrivato quattro anni dopo, con l'omicidio di un tranviere a cui Johnny voleva rubare l'orologio, il poveretto fece resistenza e lui lo ammazzò con due colpi di pistola; il 15enne non si fece prendere dal panico e nascose il cadavere tra le sterpaglie di un prato.

Grazie alla testimonianza di un tassista Johnny viene arrestato. Nel carcere minorile di Casal del Marmo, Mastini conosce Pino Pelosi, in cella per l'omicidio di Pier Paolo Pasolini. «Lo zingaro» viene condannato a 15 anni di carcere: nel febbraio 1987 ottiene un permesso premio: un «premio» che lui trasforma in latitanza. Periodo durante il quale non se ne resta con le mani in mano: viene infatti segnalato per una serie di rapine e riconosciuto in una fotografia dalla moglie di Paolo Buratti, console italiano in Belgio, ucciso nella sua villa a Sacrofano mentre tentava di resistere a una rapina. Il 23 marzo, mentre gira per Roma in macchina con una ragazza conosciuta nei giorni precedenti, Mastini viene fermato da due poliziotti contro i quali apre il fuoco. Uno degli agenti muore, l'altro viene ferito in modo grave, mentre Johnny, illeso, continua la sua fuga, sparando anche contro un carabiniere in borghese che gli intimava l'alt. Poche ore dopo Mastini sarà arrestato. Nel processo celebrato nel 1989, viene condannato all'ergastolo per tutti i reati che gli vengono contestati, tranne l'omicidio di Sacrofano.

Nel 2014 ha usufruito di un permesso premio (un altro), per partecipare al concerto musicale a Roma. Con l'associazione «Nessuno tocchi Caino» ha infatti avviato un percorso di reinserimento sociale. Un «reinserimento» che lo ha portato chissà dove. Comunque molto lontano...

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