Jorit, il graffitaro finanziato dalla Campania che dipinge murales per gli occupanti russi

Napoletano, beniamino dei pacifisti, nel Donbass è diventato una star

Jorit, il graffitaro finanziato dalla Campania che dipinge murales per gli occupanti russi
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Il murales è a Mariupol, sul muro di un casa bombardata pochi mesi fa dai russi, raffigura una bambina che piange lacrime di sangue. È l'ultima opera di un graffitaro napoletano, Ciro Cerullo in arte Jorit, fin qui noto soprattutto per aver realizzato un'opera analoga sul muro che separa Israele e territori palestinesi e per essere stato espulso, viste le frequentazioni, da Israele stessa (dove non potrà tornare per dieci anni).

Immancabile in ogni manifestazione per la pace, Jorit è da sempre coccolato da associazioni e amministrazioni di sinistra: primo tra i suoi ammiratori era l'ex sindaco Luigi de Magistris che gli ha commissionato più di un'opera (il costo dei suoi graffiti è valutato intorno ai 25mila euro). La Campania di Vincenzo De Luca lo ha scelto per un bando regionale finanziandolo con 300mila euro. Ora, invece, a ospitarlo e sovvenzionarlo sono gli occupanti russi dell'Ucraina orientale, per i quali Joris ha speso parole affettuose: «La resistenza che avremmo dovuto appoggiare è quella del popolo del Donbass che lotta da 8 anni per liberarsi da un regime; quello di Kiev che di democratico ormai non aveva più niente».

Tra interviste a canali Telegram delle milizie putiniane e partecipazioni a manifestazioni di propaganda, Jorit ha portato a termine la sua opera. Senza minimamente chiedersi come mai gran parte degli abitanti di Mariupol non abbiano accolto i filo-russi a braccia aperte. La città è stata, tra l'altro, protagonista di uno degli episodi più orribili dell'invasione. Il teatro, su cui era stata chiaramente scritta a caratteri cubitali la parola «bambini», fu bombardato dai russi in arrivo, morirono almeno 600 persone (moltissimi i bambini).

A poca distanza dal nuovo graffito di Jorit ce n'era un altro molto famoso. Raffigurava un'altra bambina, Milana Abdurashytova, abbracciata al suo orsetto: la mamma era stata uccisa da una mitragliata russa nel 2015, ai tempi della prima guerra del Donbass; lei ha perso una gamba. Nel 2018 il graffito era stato realizzato per ricordare il dolore dei bambini nel conflitto. Ma non tutte le sofferenze sono uguali: pochi mesi fa, una volta occupata la città, i russi lo hanno semplicemente cancellato con qualche barattolo di vernice.

Adesso c'è il capolavoro di Jorit.

Il quale, di fronte alle proteste di chi lo accusava di essersi prestato ai voleri russi (ma sarà democrazia la loro?) rispondendo da Mariupol non ha saputo far altro che mettere in fila una serie di enormità: «Qui non c'è nessuno da liberare. È tutto l'esatto opposto di quello che raccontano in tv... è soltanto uno sporco gioco fatto per interessi economici. Dopo la Russia vorranno la Cina». Lui, intanto, resta in attesa di qualche nuovo finanziatore.

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