Gioia e dolori di un sogno azzurro

Tante incomprensioni, poi il trionfo europeo da dirigente grazie al Mancio

Gioia e dolori di un sogno azzurro

«Luca Vialli segna per noi». Un coro diventato striscione e adesso un saluto anticipato, mercoledì sera in Cremonese-Juventus. Una delle Sue partite. L'inizio e l'apice della sua storia in campo. E c'è un video su Youtube che più di ogni altra cosa fa capire cosa è stato Gianluca Vialli per la Juventus. Vigilia della finale di coppa Campioni, il capitano la sdrammatizza con la sua videocamera: battute e gag per combattere la tensione. È una sorta di testamento calcistico. Quel coraggio dato ai compagni, che anni dopo avrebbe trasmesso al prossimo affrontando la malattia. Ha mantenuto la promessa: «Spero che la mia storia possa aiutare altri ad affrontare nel modo giusto quel che accade». È la sua eredità di vita.

E nella parola coraggio c'è tutto il senso di Vialli per la Juventus. Che prende forma in un pomeriggio che cambia la sua storia con la Signora. Le prime due stagioni sono volate via tra delusioni, molte, e soddisfazioni, rare. L'attaccante accoglie Marcello Lippi così: «Voglio andarmene». L'allenatore di Viareggio non si scompone: «Ma come proprio ora che ho bisogno di te?». Quella domanda è la prima pietra di un ciclo irripetibile anche se si dovrà ancora toccare il fondo in campo, a Foggia, e fuori, le insinuazioni su Vialli «che non fa vita da atleta». È la vigilia della trasferta di Cremona. Cioè casa di Stradivialli, un altro Cremonese-Juventus. E lui si prende la Signora con un gesto tecnico di rara bellezza: rovesciata acrobatica, palla che sbatte sulla traversa e finisce in rete. È una cartolina messa nella buca della posta sotto casa: «Le polemiche? Oggi sei un brocco, domani un campione...». L'elenco dei destinatari infinito.

Luca diventa una cosa sola con la Juventus: doppietta alla Fiorentina con ciliegina di Del Piero, vittoria a San Siro contro il Milan degli imbattibili di Fabio Capello. È lui il leader dello scudetto, è lui che sbatte quattro volte le mani sul tavolo per il rompete le righe dopo il pranzo in ritiro, quelle stesse mani che alzano l'anno dopo la coppa Campioni. Lieto fine per il suo addio alla Signora per volare a Londra, dal Chelsea, in una Premier inferiore alla serie A. Ma anche in questo Vialli era un passo avanti, aveva già capito che la Premier sarebbe diventata il miglior campionato del mondo.

Eppure a Torino era finito spalle al muro per due anni. Si diceva che sarebbe tornato alla Sampdoria in cambio di Lanna. Poi l'arrivo della coppia Ventrone-Lippi. I calzettoni abbassati esaltano i polpacci, quei muscoli che lo trascineranno in un tribunale, da cui uscirà vincente come dal campo, come nella vita. L'Avvocato Agnelli un giorno si dirà stupito che quel «tacchino grosso che era arrivato alla Juve adesso sia bello magro, corra e segni». Via anche i riccioli con una rasata stile marine. Quella pelata che i tifosi bianconeri adottano in una notte di maggio: c'è chi si farà un fotomontaggio per essere per sempre al fianco di Vialli che alza la coppa Campioni nel cielo di Roma.

La sua Juve è in quella foto, ma la sua firma è la rovesciata di Cremona: «Il gol lo dedico a mia mamma, che è a letto con l'influenza». Una carezza che ora mette i brividi dopo il viaggio prima di Natale della signora Maria Teresa a Londra per stare un'ultima volta con il figlio in ospedale. Il rapporto tra una madre e un figlio aiuta a capire la grandezza di un uomo.

Il rapporto tra un campione e un club si misura con il tempo. Più dei gol, più delle coppe alzate. E questa Juventus avrebbe avuto bisogno del Vialli dirigente, del suo carisma, della sua visione, del suo coraggio. I tifosi l'hanno cantato e scritto: «Luca Vialli segna per noi».

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