Una disfatta, l'Afghanistan come il Vietnam e Kabul rischia di diventare la seconda Saigon. I talebani stanno stringendo il cerchio attorno alla capitale. E l'ambasciata italiana sta smobiltando pur mantenendo un presidio all'aeroporto. Gli insorti sono arrivati a Char Asyab, 11 chilometri a sud di Kabul, ma la notizia più grave è la velocità dell'avanzata talebana che ormai avrebbe occupato tre quarti dei capoluoghi provinciali. Almeno quattro in 24 ore e sembra che pure Mazar i Sharif, «capitale» del nord difesa dai corpi speciali e dalle milizie uzbeke e tajike sia incredibilmente caduta.
I talebani sono riusciti a concentrare un alto numero di uomini per conquistare la città roccaforte del maresciallo ed ex vicepresidente, Rashid Dostum e di un altro uomo forte del paese, Mohammed Atta. «Hanno attaccato con le Red unit», rivela una fonte militare afghana riferendosi alle truppe d'assalto degli insorti meglio armate e addestrate. Ed è caduta anche Maymana, capoluogo della provincia di Faryab, così i talebani controllano tutto il nord del Paese. Gli insorti hanno occupato in 24 ore Pul-e-Alam, Sharana in Paktika, Asadabad a Kunar e Gardez nella Paktia. Così sono riusciti ad aprirsi la strada verso Kabul. In ogni capoluogo di provincia hanno liberato i detenuti reclutando nuovi combattenti. L'aspetto più grave è che in molti casi i talebani stanno conquistando le città senza sparare un colpo. «Come nelle province di Logar e Uruzgan dove la popolazione voleva arrendersi per evitare spargimenti di sangue. I funzionari del governo hanno deciso di evacuare consegnando le aree sotto il loro controllo ai talebani», ha affermato il deputato Mirza Mohammad Katawazi. Una fonte del Giornale dichiara che 29 capoluoghi su 34 sarebbero già nelle mani degli insorti. E Zabihullah Mujahid, portavoce dei talebani annuncia che «sono cadute nelle mani dei mujaheddin grandi quantità di armi e equipaggiamenti». A Kandahar, «capitale» del sud, hanno preso la radio locale ribattezzandola «voce della Sharia». Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha sottolineato in un'intervista a Gr1 della Rai: «Le nuove istituzioni afghane, le loro leadership, la tenuta delle forze armate afghane che sono state da noi come alleanza equipaggiate e addestrate, tutto questo si è rivelato meno forte di quanto previsto».
A Kabul, il presidente Ashraf Ghani, è apparso in tv annunciando in maniera paradossale e come «massima priorità» un'impossibile mobilitazione: «Le forze di sicurezza e di difesa proteggeranno ciò che il Paese ha ottenuto negli ultimi 20 anni». Esercito e polizia si sono spesso sciolti come neve al sole ritirandosi nelle basi per poi accettare la resa. Sembra che poche unità compresi i 20mila uomini dei corpi speciali, adesso concentrati in gran parte a Kabul, abbiano voglia di combattere per il governo. Ghani, che per ora non si dimette, ha annunciato la formazione di una delegazione per una disperata trattativa dell'ultima ora con i talebani. E rivolgendosi alla popolazione ha dichiarato: «So che siete preoccupati per il vostro presente e futuro, ma vi assicuro come vostro presidente che il mio obiettivo è prevenire ulteriore instabilità, violenza e sfollati». Gli americani hanno inviato nuove truppe a Kabul delle 3mila previste per evacuare il personale diplomatico e i collaboratori afghani. Gli inglesi con 600 uomini stanno facendo lo stesso.
L'ambasciata Usa ha dato l'ordine di distruggere i documenti sensibili compreso il materiale «con il logo dell'ambasciata o di agenzie e bandiere americane». Guerini commenta amaramente la disfatta: «Gli eventi di questi giorni non sono sicuramente un buon messaggio che l'Occidente trasmette al mondo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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