La guida suprema della Repubblica islamica d'Iran, il grande ayatollah, Alì Khamenei, adesso è ancora più solo. La morte del presidente Ebrahim Raisi si riflette sulla lotta, dietro le quinte, per la successione. Khamenei ha 85 anni, qualche problema di salute ed ed è uno dei pochi, grandi vecchi rimasti della generazione dell'ayatollah Khomeini, che ha rovesciato lo Scià. Raisi, fedelissimo di Khamenei, si stava preparando alla successione, ma non era appoggiato dai Pasdaran che puntano ad una guida suprema sotto il loro controllo o addirittura ad un cambio radicale del sistema da repubblica teocratica a presidenziale dei Guardiani della rivoluzione.
«Adesso si apre la procedura prevista per le elezioni presidenziali entro 50 giorni- spiega Nicola Pedde del centro studi Institute for Global Studies - La campagna elettorale sarà brevissima e favorirà le candidature della seconda generazione vicine ai Guardiani della rivoluzione». Il vicepresidente ad interim, Mohammad Mokhber, assieme al presidente del Parlamento, Mohammad Bagher Ghalibaf, e il capo della magistratura Gholam-Hossein Mohseni-Ejei avranno il compito di traghettare il paese verso un nuovo capo dello Stato. Forse potrebbe essere lo stesso Mokhber a succedere a Raisi, ma è solo un tassello del puzzle per la successione alla guida suprema. Scomparso Raisi torna in auge l'opzione di Mojtaba, figlio di Khamenei, pure lui religioso. Il secondogenito ha in mano da anni i dossier più delicati e aiuta il padre nella gestione del potere. L'opposizione è convinta che sarà lui la nuova guida suprema, ma l'agenzia stampa Fars, controllata dai Pasdaran, ha definito l'idea «un'illusione».
«Negli ultimi anni è aumentata la concentrazione di potere nelle mani dei Guardiani della rivoluzione - conferma una fonte diplomatica che conosce bene l'Iran - Il leader supremo ha in mano le redini del paese, ma governa, di fatto, con i Pasdaran». Poche ore dopo la rappresaglia iraniana su Israele del 13 aprile i parlamentari iraniani della fazione ultraconservatrice gridavano «grazie Pasdaran, grazie Pasdaran» dentro il Majlis. I Guardiani della rivoluzione, dopo le ultime elezioni a bassa affluenza, controllano la maggioranza dell'assemblea grazie al Fronte Paydari, i duri e puri, l'ala destra dei conservatori. Khamenei è sempre più solo e «circondato» senza Raisi, che formalmente presiedeva il Supremo consiglio per la sicurezza nazionale. Un'istituzione che prende le decisioni chiave per la difesa e sicurezza. Il vero potere operativo è nelle mani del segretario del Consiglio, Alì Akbar Ahmadian, un ex Pasdaran «che rappresenta il mutamento generazionale in atto e si riconosce nella linea dura e pura che sta sfidando la guida suprema» spiega Pedde.
Nell'elicottero precipitato è morto anche il ministro degli Esteri, Hossein Amirabdollahian. Al suo posto hanno nominato il vice, Ali Bagheri Kani, ex capo negoziatore per il programma nucleare di Teheran. La soluzione potrebbe essere temporanea, ma è un segnale ai Pasdaran, che stanno parlando apertamente di cambio di rotta ufficiale sul nucleare.
Khamenei aveva emesso addirittura una fatwa contro le armi atomiche, ma in aprile Ahmad Haq Talab, generale dei Guardiani responsabile della sicurezza dei siti, ha dichiarato, che «riconsiderare la dottrina e le politiche nucleari dell'Iran è probabile e immaginabile, se il regime sionista minaccia di attaccare i centri del nostro Paese».
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