Kiev potrà colpire le basi russe. Biden nicchia ma va verso l'ok sulla spinta di Londra e Parigi

Il premier britannico Starmer pressa, via libera a fine mese? Tajani: "Noi non autorizziamo"

Kiev potrà colpire le basi russe. Biden nicchia ma va verso l'ok sulla spinta di Londra e Parigi
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Gli Usa sono pronti ad una svolta nella guerra in Ucraina? Joe Biden sembra vicino a spianare la strada a Kiev per l'uso di armi occidentali a lungo raggio che vadano a colpire in profondità nel territorio russo, a patto che non si tratti di equipaggiamento militare fornito dagli Stati Uniti, secondo quanto rivelato da funzionari europei al New York Times. La questione, a lungo dibattuta nell'amministrazione, è stata al centro dell'incontro di ieri alla Casa Bianca tra il presidente americano e il nuovo premier britannico Keir Starmer, e per le fonti Biden è «sul punto» di dare all'Ucraina il via libera. Anche se, precisano, il comandante in capo non aveva ancora preso una decisione definitiva prima della visita del primo ministro. Il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, spiega tuttavia che «non c'è alcun cambio nella nostra politica» sulle armi a lungo raggio per l'Ucraina. Mentre per il sito Politico, l'accordo potrebbe essere confermato questo mese davanti all'Assemblea Generale Onu, quando i leader mondiali si riuniranno a New York.

Londra ha già segnalato agli Usa la volontà di autorizzare Kiev a utilizzare i suoi missili Storm Shadow, ma vuole il permesso esplicito di Biden per avere una strategia coordinata con Washington e Parigi, che producono armi simili. La mossa potrebbe aiutare l'esercito di Volodymyr Zelensky a mantenere la linea dopo l'incursione nel Kursk. Biden tuttavia ha esitato a dare l'ok, in particolare dopo gli avvertimenti delle agenzie di intelligence che la Russia potrebbe rispondere aiutando l'Iran a colpire le forze americane in Medio Oriente. Vladimir Putin ha avvertito che l'uso da parte di Kiev dei missili a lungo raggio occidentali significherà che «i Paesi Nato sono in guerra con la Russia», e Mosca prenderà le «decisioni appropriate». Parole a cui Kirby ha risposto dicendo che «se Putin è così preoccupato della sicurezza delle città e dei cittadini russi, la strada più facile per lui sarebbe lasciare l'Ucraina».

Sul possibile via libera da parte degli occidentali si è espresso pure il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «L'Italia non ha autorizzato l'uso di nostro materiale militare fuori dall'Ucraina - sottolinea - Abbiamo detto da sempre che l'utilizzo delle armi italiane deve essere a difesa della popolazione civile, in Ucraina. Non si possono usare in Russia perché noi non siamo in guerra con la Federazione Russa, ma difendiamo il diritto dell'Ucraina a essere indipendente». Mentre per il ministro della Difesa Guido Crosetto, «l'uso che l'Ucraina fa delle armi donate dai Paesi che hanno deciso di aiutarla, è disciplinato dai rapporti che ha con ogni singolo Stato, per cui non esiste una decisione collettiva». Zelensky, da parte sua, ribadisce che «chiunque veda sulla mappa da dove la Russia colpisce, dove prepara le forze e mantiene le riserve, dove colloca le strutture militari e quale logistica utilizza, ovviamente capisce a cosa servano le armi a lungo raggio».

«Ne abbiamo parlato in dettaglio con Anthony Blinken e David Lammy, che sono stati recentemente a Kiev - prosegue - Spero che dopo la nostra conversazione non rimangano più domande senza risposta sul perché l'Ucraina abbia bisogno di un raggio d'azione sufficiente. Non basta dire semplicemente che esiste una soluzione».

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