«Basta con le parole e l'esitazione politica. Servono decisioni veloci e cruciali: missili a lungo raggio, jet da combattimento, forniture logistiche. Altrimenti il genocidio non può essere fermato». All'indomani della storica visita di Volodymyr Zelensky a Bruxelles, è il consigliere della presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak, a ribadire il concetto. Sono necessarie più armi e il più velocemente possibile. Poco prima, dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, era arrivata la promessa di «accelerare la fornitura di equipaggiamento militare, compresa la difesa aerea», in sintonia con le conclusioni del Consiglio europeo.
Zelensky, che giovedì non ha voluto «annunciare dettagli in modo pubblico», pare abbia presentato a Bruxelles una lista dettagliata delle richieste ai leader europei, un elenco che mostrerebbe la profonda conoscenza degli arsenali dei singoli Stati dall'intelligence militare ucraina. «Si è presentato con elenchi mirati per ciascuno Stato - ha raccontato un alto funzionario europeo - Gli ucraini sono molto ben organizzati».
In ballo non si sono solamente gli F-16, ma anche gli Eurofighter Typhoon, i più avanzati aerei da combattimento sviluppati in Europa, prodotti congiuntamente da Regno Unito, Germania, Italia e Spagna, che dovrebbero autorizzare all'invio, e i Tornado, costruiti dalla Panavia Aircraft, multinazionale con quote italiane, tedesche e britanniche.
Per fare pressing sulle cancellerie, Kiev e qualche governo europeo hanno cominciato a uscire allo scoperto ieri, mentre nelle stesse ore Zelensky incontrava il presidente polacco Andrzej Duda, rappresentante del Paese che da subito si è detto favorevole all'invio dei jet, per discutere della «necessità di ulteriori azioni congiunte per il sostegno militare». Non a caso l'Aeronautica ucraina, spiegando che la notizia è stata confermata dal ministero della Difesa olandese, ha annunciato «di aver presentato una richiesta ai Paesi Bassi per la fornitura di caccia F-16». Il timore di Amsterdam, tuttavia, è un'escalation che possa portare a uno scontro diretto con la Nato. Circostanza che non sembra preoccupare la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «Noi siamo disponibili a fare la nostra parte a 360 gradi. Preferisco non dire di più. Dipende dagli equilibri della comunità internazionale, ma noi ci siamo e ci siamo sempre stati - ha detto ieri in conferenza stampa a Bruxelles a chi le chiedeva dei jet - Dei timori, sentiti più dall'opposizione che dalla maggioranza, sul fatto che aiuti militari portino a un'escalation della guerra, io non sono assolutamente d'accordo». Nel frattempo, l'Italia è «pronta» nei prossimi giorni a dare via libera alla fornitura del sistema di difesa antiaerea Samp-T, insieme alla Francia, annuncia la premier.
Oltre che dall'Olanda, la richiesta di F-16 da Kiev è stata confermata indirettamente dalla premier estone Kaja Kallas: «Sul tema degli armamenti sono stata testimone di discussioni molto concrete, molto precise, e per questo sono ottimista, anche sulle promesse che sono state fatte». «Non posso dare ulteriori dettagli perché alcuni Paesi non vogliono parlare pubblicamente delle forniture: io non ho jet da dare, se li avessi li darei, ma non mi sento di commentare le scelte degli altri - ha precisato - La visita di Zelensky ha avuto senz'altro un impatto».
Decisivo sarà il via libera della Francia.
Macron frena, ma non nega un invio più in là: «Non escludo assolutamente nulla», ma i jet da combattimento «non corrispondono ai bisogni attuali dell'esercito ucraino». Si affida invece alla decisione unitaria degli alleati il capo del governo spagnolo Pedro Sánchez.
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