Il killer di Londra in discoteca e il vuoto degli adolescenti

Il killer di Londra in discoteca e il vuoto degli adolescenti

Non sorprendiamoci per il video dove Youssef Zagba, l'italo-marocchino del commando che una settimana fa ha seminato il terrore al London Bridge, tre anni fa (appena sceso a Rimini) grida fiero le sue mete serali: Cocoricò, Baia Imperiale. Zone di cui parlavano intanto le cronache, per spaccio, mancamenti e collassi senza più ritorno di adolescenti che, anch'essi: «volevano divertirsi». Perché il terrorismo che in questi anni insanguina l'Europa ha un legame forte, di odio-amore, con il modo di divertirsi dei giovani occidentali.

Intanto perché gran parte degli attentatori, come hanno dimostrato gli studi più accurati, lo condividono in pieno. La maggior parte di loro non è affatto (o non era fino a pochissimo tempo prima degli attentati) integralista, anzi non è neppure religiosa, frequenta discoteche, beve smodatamente, si droga, e ha una sessualità del tutto libera e disordinata. È in queste frange giovanili, cresciute in discoteche dove tutto è permesso, che l'Isis trova una buona parte dei suoi «soldati». E si capisce. Non tutti gli adolescenti, infatti, puntano al collasso all'alba, di fronte al mare.

I più inquieti, o appartenenti a culture più giovani e aggressive della nostra, dopo qualche anno di sballi più o meno integrati o apparentemente integrabili, vanno da un'altra parte. Non solo perché Isis e altri gruppi di vario tipo e qualità sono lì che li aspettano, sulla rete e nei diversi incroci dei malesseri mortiferi di questo inizio millennio. Ma perché la domanda se davvero vivere, e come, oppure morire, e anche qui in che modo, è da sempre (ben prima del monologo del «primo Amleto» scespiriano, a circa 20 anni), il principale, anche se non sempre conscio, tormento dell'adolescente.

Il suo cervello, infatti, non è ancora saldamente governato dalla neo corteccia, con la sua razionalità e attenzione all'interesse (economico innanzitutto), così importante per il modello occidentale. È ancora «leggermente sotto corticale» come dice finemente Marie Odile Krebs. Quindi nei comportamenti dell'adolescente l'emozione e la passione contano molto di più che il vantaggio e l'interesse. È qui che nasce il riempirsi di porcherie in discoteca. Più tardi, per i sopravvissuti, arrivano anche atti più forti, come i morti di London bridge. Un evento oggi storico, ma essenzialmente simbolico ed emotivo, che infatti T.S.Eliot con la sua intuizione poetica aveva previsto già 95 anni fa nel suo La terra desolata (ne discuto in La vita selvatica con Francesco Borgonovo, in uscita a fine giugno).

Il classico evento archetipico che cattura poi una personalità ancora in formazione e posseduta da spinte aggressive, ricerca di riconoscimenti, ideali raffazzonati negli ultimi mesi di radicalizzazione, danni pregressi da sostanze psicotrope, fornite con abbondanza in anni in cui per il cervello sono devastanti. Anche su questo, la Krebs ha idee precise «Informare sui rischi delle droghe al liceo è tardi. Bisogna farlo a 9-10 anni». I ragazzini hanno bisogno di speranze, che se avvelenate possono diventare crimini.

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