Allarme rosso, anzi marrone, per il lancio non di missili, per fortuna, ma di letame, escrementi umani e spazzatura dalla Corea del Nord. Kim Jong-un, il dittatore dinastico dell'ultimo eremo stalinista, scatena la «guerra» dei rifiuti alzando in volo 200 palloncini che hanno sganciato «bombe» di sporcizia sull'odiata Corea del Sud. Fino a quando siamo a questo livello, terra terra, possiamo tirare un sospiro di sollievo sul 38imo parallelo. Peccato che ciccio bomba di Pyongyang disponga di 45 testate nucleari, missili balistici a lungo raggio e uno schieramento di artiglieria capace di spazzare via Seul.
Non sempre l'armamentario bellico funziona, come si è visto lunedì sera quando un razzo, che doveva portare nello spazio un satellite militare nord coreano, è esploso in volo. Il governo del Sud aveva duramente condannato il lancio e mobilitato in un'esercitazione aerea 20 caccia al confine. Kim l'ha bollata come «pericolosissima provocazione». Poche ore dopo la fallita missione spaziale, ha scatenato la «rappresaglia» a colpi di escrementi. In realtà l'aveva già minacciata dopo l'ennesimo lancio, sempre con i palloncini, di puliti volantini degli attivisti coreani anti regime verso il Nord.
Pyongyang non solo minaccia l'area: dallo scorso autunno ha spedito quasi 7mila container zeppi di razzi e
munizioni, alla Russia, che li ha riversati sul fronte ucraino.Meglio un ardito scontro con i palloncini carichi di rifiuti, ma la sfida tragicomica è solo una parentesi della perenne preparazione alla guerra della Corea del Nord.
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