Kramatorsk, l'ultimo bluff Mosca: "Uccisi in 600". Kiev: "Falso, neanche uno"

Attacco missilistico sulla città: è strage secondo i russi. Ma per i testimoni non c'è nessuna vittima

Kramatorsk, l'ultimo bluff Mosca: "Uccisi in 600". Kiev: "Falso, neanche uno"

Durante una guerra la propaganda è inevitabile. E può anche giocare un ruolo importante se non per le sorti del conflitto almeno per indirizzare le opinioni, sia all'interno che oltre confine. Ma c'è un punto in cui la propaganda va oltre e raggiunge un livello che rasenta l'assurdo. Perché un conto è manipolare le notizie e cercare di indirizzare quello che accade dalla propria parte. Ci sta. È sempre successo e sempre succederà. Ma inventare di sana pianta un fatto, infarcirlo di particolari e poi venire smentiti va davvero oltre. Sempre al netto, si intende, di quella che è la propaganda nemica. Ma i fatti, alla fine, al netto dei proclami, sembrerebbero piuttosto chiari.

Succede tutto a Kramatorsk, nell'oblast di Donetsk, Sud-Est dell'Ucraina. «Le forze armate russe hanno ucciso più di 600 militari ucraini in un massiccio attacco missilistico su basi temporanee», annuncia in pompa magna il portavoce del ministero della Difesa Igor Konashenkov, aggiungendo che «l'intelligence russa ha rilevato e confermato in modo affidabile attraverso vari canali indipendenti alcune basi temporanee di militari ucraini» e che l'attacco è stato «una risposta a un attacco illecito del regime di Kiev a una base militare russa temporanea nell'insediamento di Makiivka», la stessa in cui secondo gli ucraini erano morti 400 soldati russi mentre per il Cremlino, che all'inizio aveva cercato di negare tutto, le vittime erano state «solo» 89. Seicento vittime sarebbero il bilancio più pesante in un singolo attacco registrato dalle forze armate ucraine dall'inizio della guerra. Una carneficina? «No, questa è una sciocchezza», ha detto Serhii Cherevatyi, portavoce delle forze armate di Kiev. «Sono stati danneggiati due istituti scolastici, otto condomini e garage. Ma non sono segnalate vittime», ha riferito Oleksandr Honcharenko, sindaco della città smentendo nettamente la versione di Mosca.

Fin qui, potremmo essere di fronte alle ormai consuete schermaglie delle rispettive propagande. Ma sia la Cnn che la Reuters che hanno visitato la zona subito dopo l'attacco hanno confermato in toto la versione ucraina. I due dormitori che, secondo il ministero della Difesa russo ospitavano temporaneamente oltre mille militari ucraini vicino al fronte di guerra, non solo non sono stati seriamente danneggiati ma al momento del blitz sarebbero stati deserti. Al punto che nessuno ha trovato persone ferite o morte e nemmeno tracce di sangue e anche nei pressi dell'obitorio cittadino non sono state rilevate attività insolite, così come nel resto della città.

Una bufala quindi, alla luce dei fatti. Un tentativo di propaganda che sfocia nella pura falsità. Nella migliore delle ipotesi un'operazione fallita: un attacco che doveva essere clamoroso e che invece si è dimostrato un buco nell'acqua. E che anzi si trasforma in un autogol perché sostenendo la tesi della vendetta per la strage, quella sì reale, di Makiivka la notte di capodanno, di fatto conferma quanto l'attacco ucraino sulla base russo abbia causato vittime e creato scompiglio interno alle forze armate di Mosca, finite nel mirino della critica per la gestione della base.

Un altro colpo alla tanto sbandierata potenza militare russa oltre che l'ennesima dimostrazione di come ogni parola che esce dal Cremlino debba essere soppesata con attenzione. E, quasi sempre, bollata come non credibile.

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