Nei giorni più difficili del Papa cresce il ruolo della Segreteria di Stato

Più responsabilità al cardinale Pietro Parolin e a monsignor Edgar Peña Parra che fanno da raccordo tra Vaticano e Gemelli

Nei giorni più difficili del Papa cresce il ruolo della Segreteria di Stato
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Francesco ama governare e con l'età che avanza ci ha sempre tenuto a sottolineare che per farlo basta la testa, non il fisico. La narrazione che ha contraddistinto questo pontificato del "fare" sta andando avanti anche in questi giorni di degenza al Gemelli, con la pubblicazione di nomine, nuovi santi, commissioni istituite e leggi vaticane modificate. Le informazioni che arrivano dall'appartamento al decimo piano dell'ospedale romano rimarcano quotidianamente le "attività lavorative" in cui è impegnato il Pontefice. Ma Francesco manca dal Vaticano da più di due settimane e la sua assenza, in qualche modo, richiede più lavoro al dicastero che ha i compiti di maggiore collaborazione con il Papa: la Segreteria di Stato.

Rinnovato attivismo

Per forza di cose, il compito di raccordo tra il Vaticano e il Gemelli lo sta svolgendo la Segreteria di Stato. Non a caso, oltre a quella concessa alla Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, l'unica udienza ufficializzata in queste settimane di ricovero è stata quella concessa lunedì scorso al cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e al Sostituto monsignor Edgar Peña Parra. Incontrandoli, il Papa ha autorizzato il dicastero delle cause dei santi a promulgare i decreti riguardanti alcuni nuovi santi e beati, tra cui Salvo D'Acquisto. Sempre dalla Segreteria di Stato sembra essere partita l'iniziativa della recita del rosario in piazza San Pietro per la guarigione di Francesco. Non a caso, a presiedere il primo momento di preghiera - e quindi anche il più rilevante a livello mediatico - è stato proprio il cardinale Parolin.

Da Santa Marta al Palazzo Apostolico

Nel pontificato di Bergoglio il cuore del potere vaticano si è spostato dal Palazzo Apostolico a Santa Marta, non solo per la sua residenza ma anche perchè, oltre agli organismi ufficiali della Curia, una certa influenza nelle dinamiche vaticane è stata assunta da persone a lui vicine e abituate a frequentarlo nell'ormai famoso albergo dentro le mura. La Segreteria di Stato ha conosciuto un ridimensionamento non solo ufficioso, ma anche ufficiale con alcuni provvedimenti come la Praedicate evangelium e il motu proprio circa alcune competenze in materia economico-finanziaria che le ha tolto una parte della gestione di fondi e immobili. A differenza di quanto avvenne con Giovanni Paolo II nei periodi di malattia, quando a esercitare un ruolo di particolare influenza in Curia c'era il segretario particolare del Papa Stanisław Dziwisz, Bergoglio ha sempre preferito una rotazione in questo ruolo di massima fiducia. Ciò ha fatto sì che a fare da filtro sulle decisioni da sottoporre ci pensi esclusivamente chi sta in Terza Loggia.

Il numero due

Quella della Segreteria di Stato è una macchina complessa da gestire e non sempre è detto che si stabilisca una piena sintonia tra il Segretario di Stato e il Sostituto. Al suo vertice, nel ruolo che fu di Eugenio Pacelli, già nel suo primo anno di pontificato Francesco ha chiamato il diplomatico veneto Pietro Parolin, uno dei pochi curiali ad essere rimasto allo stesso posto per più di undici anni.

Pur essendo capace di non esporsi troppo, il cardinale è stato un fedele interprete della linea di questo pontificato e a lui si devono alcuni dei dossier più d'impatto: primo fra tutti, l'accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi con la Cina. Circa un anno fa, il Segretario di Stato ha dichiarato pubblicamente che sulle riforme tracciate da Francesco "non ci potrà essere una inversione di marcia”.

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