Berlino. Sebastian Kurz ha battuto tutti i record: a 27 anni è stato il ministro degli esteri più giovane d'Austria, il più giovane leader del partito popolare (Övp), e il più giovane cancelliere austriaco. Da ieri è anche fra i più giovani leader ad aver abbandonato la politica attiva. Kurz ha annunciato il passo indietro definitivo nel corso di una conferenza stampa a Vienna organizzata per spiegare che la nascita del suo primo figlio lo ha convinto della necessità di imprimere una svolta alla propria vita. «Sono emozionato e felice», ha scandito davanti ai giornalisti e al Paese, poco convinti dell'improvvisa trasformazione di Kurz in un casalingo. «Oggi inizia un nuovo capitolo della mia vita: soprattutto, non vedo l'ora di passare del tempo con la mia famiglia e mio figlio prima di dedicarmi a nuove sfide professionali nel nuovo anno».
Ai giornalisti Kurz ha anche spiegato di aver sempre intesto la politica come servizio a favore del paese, «come una gara fra le migliori idee» e che la trasformazione del sistema in un'arena per lo scambio di accuse ha fatto scemare in lui la passione per la professione. Scarsi nel suo discorso i riferimenti all'indagine giudiziaria che lo ha travolto: il suo passo indietro arriva due mesi dopo le sue dimissioni da cancelliere. Era l'11 ottobre e la sua compagna Susanne Their era ancora lontana dalle doglie e dalla rottura delle acque. Due mesi fa era stata una serie di perquisizioni condotte dalla polizia in alcune sedi dell'Övp ma anche negli uffici della cancelleria in pieno centro a Vienna a convincere Kurz dell'opportunità di fare lasciare la guida del governo. La procura titolare delle indagini sostiene che Kurz abbia corrotto dei giornali nel 2016 per fare propaganda a proprio favore, ossia contro l'allora vice cancelliere e leader dell'Övp Reinhold Mitterlehner. Secondo la procura anticorruzione (WKStA) Kurz avrebbe oliato queste operazioni, condite anche da sondaggi taroccati, appropriandosi di denari dirottati dal ministero delle Finanze con la complicità di volenterosi funzionari suoi amici. Un disastro di immagine per il freddo e misurato leader popolare e per i suoi collaboratori più stretti.
A inizio ottobre Kurz aveva provato a ricordare che in Austria vige lo stato di diritto e che la colpevolezza degli accusati deve essere dimostrata; l'11 dello stesso mese, invece, ha fatto il passo indietro cedendo la guida del governo al suo ministro degli Esteri Alexander Schallenberg, promosso sul campo cancelliere. Alcune settimane fa Kurz aveva anche rinunciato all'immunità da parlamentare mantenendo però il bastone del comando del partito e del gruppo parlamentare. Ieri ha lasciato del tutto ricordando a tutti che «non sarò certo un santo e posso aver compiuto degli errori ma non sono certo un criminale».
Gli ultimi sviluppi delle indagini devono averlo spinto al ritiro completo dalla vita politica, e la nascita del piccolo Konstantin gli ha fornito una scusa per il passo indietro. Ai dirigenti dell'Övp, adesso, il compito di scegliere chi guiderà l'esecutivo: il cancelliere austriaco, Alexander Schallenberg infatti ha annunciato che, considerato il ritiro di Kurz, si dimetterà dal suo incarico.
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