Lacrime e accuse. Sofferenza e rabbia. È stata un'audizione a dir poco sofferta quella della star della ginnastica Usa, Simone Biles, che ha testimoniato ieri davanti alla Commissione del Senato americano insieme ad altre giovani ginnaste. Il tema scottante sono gli abusi sessuali per mano del medico della squadra di ginnastica americana, Larry Nassar, già condannato all'ergastolo. La pluricampionessa olimpica non ha voluto perdere l'occasione di dire con chiarezza che ci sono responsabilità importanti e vanno perseguite: «La colpa è di Larry Nassar ma anche di tutto un sistema che ha permesso e perpetrato questi abusi. La Federazione e il Comitato olimpico e paralimpico statunitense sapevano». Biles ha proseguito senza peli sulla lingua, nonostante l'emozione per la ferita aperta: «Sono una vittima di abusi sessuali - ha detto, tra le lacrime - e le circostanze che hanno portato a questo e hanno lasciato che continuassero sono direttamente legate al fatto che le organizzazioni create dal Congresso per proteggere me come atleta, non hanno fatto il proprio lavoro».
La campionessa ha ribadito le accuse a Larry Nassar, l'osteopata della nazionale di ginnastica condannato a 176 anni di reclusione per aver abusato di più di 500 atlete durante le sue sedute, ma ha puntato il dito contro i comitati olimpici e paraolimpici americani. La stessa Fbi, che era a conoscenza degli abusi, non è intervenuta. Uno degli agenti, Michael Langeman, è stato licenziato dopo i risultati di un'inchiesta del dipartimento Giustizia.
Non solo Biles protagonista ieri dopo la difficile estate e la performance altalenante a Tokyo 2020. Un'altra atleta, Aly Raisman, ha portato avanti la sua emotiva testimonianza: «Essere qui oggi è portare tutto ciò che ho. Spero di avere la forza per uscire a piedi da qui. L'Fbi mi ha fatto sentire come se il mio abuso non contasse, come se non fosse una grande questione». «Quelli che non hanno indagato Nassar - ha aggiunto - devono essere perseguiti a livello federale».
Non solo lei. Al coro delle giovane ferite e violate si è aggiunto quello di McKayla Maroney, altra ginnasta statunitense vincitrice della medaglia d'oro. La ragazza ha raccontato ai senatori di essere stata abusata quando aveva 15 anni dal medico della squadra e ha pensato che sarebbe morta quella sera. Anche Maroney ha puntato il dito sull'Fbi che «ha minimizzato e ignorato» la cosa dopo che lei ha denunciato Nassar e ha ritardato le indagini. «Se non hanno intenzione di proteggermi, voglio sapere chi stanno cercando di proteggere», ha detto.
La condanna a Nassar è arrivata dopo un maxi processo concluso da decine di testimonianze in diretta delle atlete: 160 in tutto. Ma la domanda alla quale ora le ragazze vogliono una risposta è relativa alle coperture dei piani alti, a chi era a conoscenza di quanto stesse accadendo e ha lasciato fare. Tutto è cominciato con uno scoop e un'inchiesta giornalistica.
Se non ci fossero stati gli articoli dello «Indianapolis Star» nulla ancora si saprebbe. «Senza il loro giornalismo investigativo Nassar starebbe ancora praticando la professione medica e molestando atleti e ragazzi» ha detto Angela Povilaitis, vice-procuratore generale del Michigan.
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