Milano- Arriverà stamattina a Sant'Antimo, in provincia di Napoli, il feretro di Giulia Tramontano, la 29enne incinta al settimo mese di gravidanza assassinata la notte del 27 maggio a Senago dal compagno reo confesso, Alessandro Impagnatiello che ne aveva simulato una scomparsa volontaria. È infatti prevista proprio qui - dove Giulia è nata e dove tuttora vivono i genitori - nella parrocchia di Santa Lucia, a partire dalle 15, la cerimonia funebre per l'ultimo saluto alla ragazza e al suo bambino. Alle esequie parteciperanno solo «i parenti e gli amici più stretti» come ha scritto la sorella di Giulia, Chiara, su Instagram, sottolineando così la volontà della famiglia, dopo il clamore e «le atrocità» delle ultime due settimane e nonostante «lo strazio», affinché la cerimonia si svolga il più possibile in un clima di intima tranquillità.
Intanto a Milano continua l'inchiesta sull'omicidio della ragazza. L'esame autoptico sul suo cadavere, eseguito venerdì mattina, descrive una morte violenta, causata da due coltellate letali, anche se il bilancio finale è di quarantina di fendenti in tutto dai quali la ragazza, aggredita alle spalle, non è riuscita a difendersi, come dimostra l'assenza di segni sulle mani e sulle braccia. La prima relazione degli anatomopatologi dell'Istituto di medicina legale sconfessa completamente quindi la versione dei fatti fornita da Impagnatiello (e dà corpo all'aggravante della crudeltà) che ha dichiarato di aver ucciso la compagna «senza rabbia», «con due-tre coltellate», quasi «per aiutarla» visto che lei, a suo dire, si stava procurando dei tagli sulle braccia sostenendo di voler morire dopo aver parlato con l'amante del compagno, una sua collega di lavoro, la 23enne italo americana Allegra Elizabeth C., che probabilmente verrà nuovamente sentita a breve dagli inquirenti.
Si attende inoltre ancora l'esito degli esami tossicologici per verificare uno dei tanti indizi di questo caso che disegnano un quadro probatorio orientato sempre più marcatamente verso la premeditazione, esclusa dal gip dall'ordinanza di custodia del fermo di Impagnatiello: il barman aveva con sé del veleno per topi e aveva cercato sul web come poterlo utilizzare sugli esseri
umani, quindi non si esclude di trovarne tracce nel cadavere di Giulia. Mentre si cerca ancora dove l'assassino abbia nascosto il telefono della fidanzata, perde consistenza invece l'ipotesi che abbia avuto dei complici.
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