Lagarde: "Pronti ai dazi americani". E ora non esclude maxi-tagli dei tassi

La presidente della Bce invita al dialogo. Più duro Dombrovskis: "Risponderemo con le stesse armi"

Lagarde: "Pronti ai dazi americani". E ora non esclude maxi-tagli dei tassi
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Il randello commerciale è rimasto posato sulla scrivania dello Studio Ovale, ma Christine Lagarde non si fa illusioni: prima a poi, Donald Trump lo userà. Come ha già fatto durante il primo mandato. Occorre quindi «prepararci e sapere come reagire», spiega a Davos la presidente della Bce in un'articolata intervista alla Cnbc in cui apre timidamente alla possibilità di un maxi-taglio dei tassi di mezzo punto percentuale e si dice «non troppo preoccupata» d'importare inflazione dagli Usa.

Rimasta non spiazzata dall'approccio trumpiano «molto scaltro» di non introdurre i dazi già nel primo giorno di presidenza, Lagarde è pragmaticamente fatalista: «Non significa che non li avremo, magari più focalizzati e selettivi nelle prossime settimane». C'è però l'invito rivolto al tycoon a riflettere sull'idea - «discutibile» - di sostituire con un colpo di bacchetta magica il «made in Europe» con la produzione statunitense. Un processo non così semplice e immediato, «dato il basso livello di disoccupazione e la capacità produttiva limitata» degli Stati Uniti. Madame Bce vede nel «dialogo che deve continuare» con l'amministrazione Usa la stella polare. Forse è il motivo per cui non usa mai durante l'intervista, il termine «retaliation». È la classica risposta di ritorsione a misure protezionistiche che il Commissario Ue per l'Economia, Valdis Dombrovskis, non esclude invece affatto. Anche perché in ballo ci sono quasi 540 miliardi di export: «Siamo pronti a rispondere in modo proporzionato, se sarà necessario, come abbiamo già fatto». Esplicito il riferimento all'aliquota aggiuntiva del 25% applicata da Bruxelles nel 2020 su beni a stelle e strisce come abbigliamento, vetture a motore, formaggi e grano e del 20% sui prodotti aeronautici. Dombrovskis rincara poi la dose, definendo in sostanza una «fake news» i 350 miliardi di deficit commerciale dell'America nei confronti dell'Europa, uno squilibrio che secondo Trump giustificherebbe misure punitive. «Non esiste nessun disavanzo miliardario», taglia corto.

I tamburi di guerra stanno insomma già suonando. Soprattutto in Cina, dove dal prossimo primo febbraio tariffe punitive del 10% colpiranno le merci del Dragone. «Non ci sono vincitori in una guerra commerciale - la replica della portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning - ma Pechino è fermamente determinata a difendere gli interessi nazionali».

Con i muri che si alzano è inevitabile guardare dentro al perimetro difensivo per scoprire la propria forza. A questo proposito, Lagarde vede nello sviluppo del mercato interno un modo per assorbire gli choc daziari. «Abbiamo questo enorme mercato, con tanti consumatori pronti ad attivare il loro potere d'acquisto e usare i loro risparmi. Ma abbiano ancora barriere, ed è su questo che dobbiamo intervenire». Senza seguire l'America sulla strada di una deregulation selvaggia, ma cercando piuttosto di snellire le normative, così da offrire «condizioni di gioco più paritarie». Parole che sembrano trovare un limite nella capacità europea di rispondere tempestivamente alle rinnovate sfide globali.

Sfide che la Trumponomics, con il suo carico di politiche inflazionistiche e di probabile pressione sulla Fed affinché azzeri i tassi, porta dritto in casa della Bce. Con il rischio di condizionare il percorso della politica monetaria in caso di forte deprezzamento del dollaro e di rinnovate tensioni sui prezzi. «Se negli Usa si dovesse riaccendere l'inflazione sarebbe principalmente un problema per loro. Non siamo troppo preoccupati per un'eventuale esportazione d'inflazione verso l'Europa», minimizza l'ex capa del Fondo monetario.

Che per la prima volta non pare aver preclusioni circa un «jumbo cut» dei tassi: «Non c'è riluttanza a considerare un taglio più grande dei 25 punti», ma «siamo partiti presto e con mosse graduali» e l'idea è «di continuare su questa strada».

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