Non può essere una continua e logorante guerra di trincea per far approvare singoli emendamenti a ogni singolo decreto. È necessario che il governo, magari grazie anche a un dialogo costruttivo con le opposizioni, pensi a un piano organico generale per il rilancio dell'economia. Non una ripartenza, insomma, ma un nuovo inizio. Ottenuta la parziale vittoria di vedersi riconosciuta la validità di una quarantina di emendamenti al decreto Liquidità, ora Forza Italia torna a puntare sul più generale tema del rilancio dell'economia nella sua globalità. Senza perdere di vista, però, le necessità immediate delle singole categorie.
«Serve una visione, una strategia, un grande progetto per far ripartire l'Italia - scrive Antonio Tajani su Twitter - Serve una politica industriale moderna che rilanci edilizia, meccanica, automotive, turismo. E difenda l'acciaio, un settore chiave del quale non possiamo privarci». Tutte cose possibili con un governo all'altezza delle situazione, capace cioè di sfruttare l'emergenza per rimodulare la propria politica economica.
Senza la liquidità, però, non sono possibile nemmeno le piccole ripartenze. È il monito che arriva dallo stesso Berlusconi. Le ripartenze, cioè, di partite Iva, artigiani, esercenti e pmi. Parlando con i suoi, lo stesso leader azzurro si è lamentato. Non è possibile - avrebbe spiegato Berlusconi - che a tutt'oggi ci sia ancora un milione di lavoratori che non abbiano visto nemmeno i 600 euro del bonus, mentre deve ancora essere erogata la cassa integrazione di oltre tre milioni di lavoratori del settore privato.
Da giorni Forza Italia propone al governo di aiutare imprenditori e professionisti anche con uno choc fiscale che aiuti la ripresa, grazie a una seria flat tax e a un congelamento di ogni tipo di tassazione per il 2020. Uno dei maggiori problemi secondo i dirigenti azzurri è proprio nella mancanza di sensibilità di questa maggioranza verso il mondo dell'impresa. Lo spiega bene la capogruppo alla Camera, Mariastella Gelmini sottolineando l'assurdità dei ricatti dei Cinquestelle nei confronti di grandi aziende come Fca e Atlantia, concessionaria delle nostre autostrade. «Il governo - spiega la parlamentare azzurra - dopo aver approvato in Consiglio dei ministri un decreto legge che permette alle imprese, grandi o piccole che siano, di chiedere finanziamenti garantiti dallo Stato, non può disattendere le procedure che esso stesso ha previsto. I prestiti non si concedono per via politica o dietro preventivo assenso della Cgil: si danno a chi, a norma di legge, ne ha diritto».
Il capitolo Scuola, poi, dimostra la lentezza, se non l'inerzia del governo. Licia Ronzulli e Anna Maria Bernini denunciano questo stato di cose proprio nel giorno della protesta da parte di genitori e studenti. «Invece di perdere tempo a litigare su un concorso riservato ai docenti precari che già lavorano da diversi anni, il governo li stabilizzi subito, perché devono essere in classe dal primo settembre». A settembre bisogna garantire il ritorno dei ragazzi sui banchi di scuola, ammonisce la Bernini.
Mentre il suo compagno di partito, Marco Marin ricorda che il «nodo» delle paritarie è tutt'altro che sciolto e ricorda che Forza Italia ha chiesto l'attivazione di un fondo di 500 milioni e la detrazione totale delle rette già pagate dalla famiglie.
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