Dal popolo del Meeting è stimato da tempo. Amico di Giorgio Vittadini - storico «motore» della kermesse riminese - lo scorso anno Giancarlo Giorgetti partecipò come ministro dello Sviluppo Economico del governo Draghi, lanciando l'allarme sul prezzo del gas e sul rischio di un ricatto energetico innescato dal conflitto in Ucraina.
Quest'anno - in collegamento da remoto - si presenta alla platea in un altro ruolo, come titolare del ministero dell'Economia, ma non rinuncia a una cifra stilistica all'insegna di un severo realismo. Dalla prossima manovra «complicata dove non si potrà fare tutto» alla riforma delle pensioni «impossibile con questa denatalità» passando per il patto di stabilità, Giancarlo Giorgetti fa di tutto per tenere basse le aspettative e gettare acqua sul fuoco delle illusioni. «Sarà una legge di bilancio complicata, tutte lo sono. Siamo chiamati - poiché facciamo politica - a decidere delle priorità: non si potrà fare tutto, certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio bassi, ma dovremo anche usare le risorse a disposizione per promuovere la crescita. Questo è l'indirizzo», spiega il ministro dell'Economia. L'avvertimento è indirizzato alle parti sociali, ma anche alla stessa maggioranza di governo. «La prima cosa da fare per discutere di questi temi così alti è non leggere i giornali e seguire il dibattito quotidiano, perché da qualche giorno le proposte più o meno corrette o strampalate fioccano, senza che nemmeno i diretti interessati le conoscano». Una fotografia senza l'ausilio di alcun filtro è anche quella che Giorgetti scatta parlando della sostenibilità del nostro sistema previdenziale.
«Il tema della denatalità, che ho posto qualche mese fa e che intendo riproporre, è fondamentale: non c'è nessuna riforma o misura previdenziale che tiene nel medio e lungo periodo con i numeri della natalità che vediamo oggi in questo Paese» sostiene il ministro. «Il sistema si tiene se le generazioni hanno una continuità e se c'è una solidarietà intergenerazionale». Giorgetti spedisce poi un messaggio e un invito alla ragionevolezza a Bruxelles, riprendendo il tema dello scorporo degli investimenti dal computo dalle spese correnti nel Patto di Stabilità. «La Commissione europea rispetto a qualche anno fa ha completamente cambiato paradigma rispetto alla clausola generale che non si è applicata in questi anni per il Patto di stabilità» osserva Giorgetti. «Noi vogliamo che gli investimenti siano trattati in modo privilegiato e meglio rispetto alle spese correnti. Non possiamo in un momento in cui siamo ancora in una situazione eccezionale tornare a regole che ignorano la necessità di accompagnare e aiutare famiglie e imprese nella trasformazione che stiamo vivendo», dice il ministro aggiungendo: «Spero che in Europa quando decideremo a settembre sulle nuove regole se ne tenga conto». La richiesta di Giorgetti, insomma, come chiarisce il Mef in una nota, non è quella di una proroga della sospensione della clausola del Patto di stabilità in vigore fino al 31/12/23. L'auspicio è che entro la fine dell'anno venga approvata la riforma del patto di stabilità in modo da poter entrare in vigore dal primo gennaio 2024. Sulla questione del Pnrr Giorgetti rilancia la linea della «prudenza del buon padre di famiglia». «Abbiamo queste risorse, che solo parzialmente sono gratis che non possono essere sprecate e «devono essere usate nel modo migliore possibile. Non c'è semplicemente, e qui mi permetto di dirlo, assumendomi la responsabilità, il fare in fretta, ma il fare bene. Bisogna valutare bene le situazioni perché è un'occasione unica per promuovere la crescita e sviluppo e anche la riconversione di tante imprese in questo Paese». Infine un passaggio sul salario minimo e sul rapporto tra impresa, profitto e remunerazione. «Dobbiamo abituarci a ragionare in modo diverso rispetto a quanto fatto dagli anni Settanta ad oggi: innescare crescita e quindi sviluppo alimentando soprattutto la domanda.
Penso che invece ci si debba concentrare moltissimo sul lato dell'offerta, della dimensione delle imprese e anche del lavoro». Perché «il tema dell'offerta del lavoro, della qualità e della giusta ed equa remunerazione è un tema fondamentale».
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