L'allerta dei soldati italiani nella base polacca. "Già decollati 19 volte ma martedì niente sirene"

Il comandante parla del respingimento dei caccia russi dai confini atlantici

L'allerta dei soldati italiani nella base polacca. "Già decollati 19 volte ma martedì niente sirene"

Il livello di allerta, nella base Nato di Malbork, nella estrema regione nord orientale della Polonia «è già al massimo. Non può innalzarsi ulteriormente». La caduta dei missili, due giorni fa, al confine tra Polonia e Ucraina, è avvenuta a 700 km dalla base e non c'è nessun rischio di escalation. La notizia dei missili non ha allarmato il personale della Base di Malbork, anche se la tensione ora è forte. L'attività principale della base Nato, per la prima volta a guida italiana, è quella di intervenire in caso di avvicinamento di caccia russi al confine con territori dell'Alleanza. Il suono della sirena in tutta la base è il segno che qualcosa sta per accadere. Allarme in corso. Il personale è pronto all'azione. I piloti si muovono verso uno degli Eurofighter schierati nella base, pronti ad alzarsi in volo in quindici minuti. Forse meno. Il suono della sirena indica che uno o più caccia russi, seppure volando su acque internazionali, si sono avvicinati eccessivamente allo spazio aereo di competenza polacca, tali da considerarsi una minaccia per i confini Nato. In tutta risposta una coppia di velivoli caccia intercettori si alza in volo per rispedire gli «avversari» russi verso il loro confine. Con la vicenda dei missili caduti in Polonia non c'è stata alcuna sirena. Ma ora la tensione si avverte a Malbork, 48 km dal confine con Kaliningrad, 290 da quello con la Bielorussia e 400 da quello ucraino.

La base Nato parla italiano, perché è ufficialmente operativa la Tfa Polonia «White Eagle», la missione a guida italiana di difesa dello spazio aereo dell'Alleanza grazie alla presenza di quattro Eurofighter F-2000A dell'Aeronautica Militare. «Difendere lo spazio aereo dai caccia russi. Non possiamo sbagliare, non ci sono margini. Dobbiamo essere perfetti», continua a ripetere il colonnello Salvatore Florio, classe 1976, pilota di lungo corso e comandante della missione. «In tre mesi abbiamo effettuato 19 scramble - spiega - tecnicamente un decollo su allarme che si verifica quando un aereo non rispetta lo spazio aereo internazionale». Tradotto: velivoli russi impegnati in attività fuori dal confine di Kaliningrad che hanno sconfinato nello spazio aereo di competenza dell'Alleanza. Caccia come Sukhoi 24 Fencer, Sukhoi 27 e 30 Flanker, ma anche di altre tipologie come l'Ilyushin-20. Tutti velivoli impegnati in attività, giudicate dalla Nato potenzialmente pericolose. «Abbiamo poi intercettato e identificato più di 25 velivoli russi al confine polacco, in acque internazionali, riuscendo a fotografarne 24, durante circa 48 ore di attività di volo». Un'attività di difesa dello spazio aereo, dunque, ma anche di «intelligence» grazie alle fotografie dei caccia russi scattate durante lo scramble. La Task Force Aerea è stata istituita con tre mandati precisi: air policing (ovvero difesa aerea), sorveglianza dello spazio aereo, attività di enhanced vigilance activities, cioè attività di supporto e deterrenza del fianco nord-est dell'Alleanza. L'attività di integrazione e interoperatività con assetti polacchi e Nato.

«Il 100% della nostra attività conclude Florio avviene al confine con Kaliningrad, al confine nord-est. Da quando suona la sirena, siamo in grado di partire in 15 minuti».

Ogni giorno la Nato verifica oltre 30mila tracce radar e può emettere un ordine di decollo immediato per i velivoli messi a disposizione dai partner in costante stato di prontezza 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per intercettare qualsiasi velivolo non identificato vicino o verso lo spazio aereo della Nato. Gli Eurofighter possono raggiungere una velocità massima di 2.500 km orari. Sono dotati di due missili a corto raggio e due missili a medio raggio.

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