L'altra faccia del consenso sui social

Non sempre una sconfitta nuoce se si è in grado di analizzare in modo oggettivo cosa non ha funzionato facendo un'autocritica costruttiva e cercando di migliorare gli aspetti più negativi del responso elettorale

L'altra faccia del consenso sui social

Non sempre una sconfitta nuoce se si è in grado di analizzare in modo oggettivo cosa non ha funzionato facendo un'autocritica costruttiva e cercando di migliorare gli aspetti più negativi del responso elettorale. Le amministrative per il centrodestra hanno rappresentato un risultato al di sotto di ogni aspettativa ma c'è ancora tempo per correggere il tiro prima delle politiche del 2023 che rappresentano un appuntamento a cui la coalizione non può farsi trovare impreparata. Sono già state fatte una serie di analisi attribuendo l'esito del voto ad alcuni fattori: l'alta astensione (e la conseguente incapacità di attrarre parte del proprio elettorato), le discussioni interne alla coalizione, la divisione tra Lega e Fratelli d'Italia, tutte considerazioni veritiere ma non si è posta la necessaria enfasi su un altro aspetto importante che riguarda il posizionamento dei partiti.

Negli ultimi anni il modo di fare politica è radicalmente cambiato e l'influenza dei social network e della comunicazione online è aumentato in modo esponenziale, la visibilità dei leader di destra su Facebook, Instagram, Twitter è notevolmente superiore ai politici di sinistra. Se da un lato è un bene poiché permette di raggiungere un pubblico di potenziali elettori più ampio, dall'altro diventa un problema se i social influenzano la linea politica.

Le amministrative hanno confermato che non sempre il consenso social si tramuta in consenso elettorale poiché, a fronte di un pubblico molto rumoroso online che porta avanti posizioni talvolta complottiste, talaltra estreme, c'è una vasta maggioranza silenziosa di italiani ideologicamente di centrodestra che non sempre si riconosce in posizioni nate per rincorrere la visibilità sui social e che non ha interesse a scrivere le proprie opinioni o partecipare a discussioni online ma si reca alle urne.

I social network rappresentano una bolla molto più distante dalla realtà rispetto a quanto possiamo immaginare e, una politica troppo legata alle dinamiche digitali, rischia di essere più controproducente che utile per attrarre nuovi elettori. Ciò vale in particolare alle amministrative dove, più che il voto di opinione, contano le persone e, se i candidati non tirano, non c'è algoritmo che tenga o che possa convincere i cittadini.

Il punto è proprio questo: se il centrodestra vorrà vincere le politiche, dovrà ripartire dalle persone mettendo in campo una proposta credibile e seria, due concetti che è sempre più difficile trovare nei dibattiti social.

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