Landini torna alla carica: "Tassare le rendite finanziarie"

Il segretario della Cgil sostiene che per aumentare i salari siano necessarie più accise, altre strette sugli extraprofitti e un contributo di solidarietà straordinario una tantum

Landini torna alla carica: "Tassare le rendite finanziarie"

Il leader della Cgil Maurizio Landini chiede di tassare le rendite finanziarie per rimpolpare le buste paga ed aumentare i salari.
In fretta e furia, ci tiene a precisare in un'intervista a La Stampa: "Non si tratta di una patrimoniale".

In realtà, ci somiglia molto. Ed è peraltro un pallino di Landini da sempre invocato durante i colloqui col premier Mario Draghi, che non più tardi di due mesi fa aveva bocciato l'idea di intervenire sui redditi e i patrimoni più alti con dei prelievi di solidarietà per tutelare chi sta peggio.

Il rifiuto di Draghi, arrivato dopo l'ennesimo strappo che si era consumato in Parlamento (con tanto di rissa) sulla delega fiscale, non ha però scoraggiato Landini che ha deciso di invertire l'ordine degli addendi senza cambiare risultato. L'idea del segretario della Cgil sarebbe un aumento delle imposte sulle rendite finanziarie, abbinata magari a un'ulteriore stretta sugli extraprofitti energetici che vada al 50% e oltre. Per Landini l'inflazione, la guerra in Ucraina con annesse sanzioni e il rischio concreto di una recessione minacciano la tenuta sociale del Paese. Come risposta, allora, sarebbe necessario dire chiaramente al governo che la delega fiscale così com'è non va bene e prendersela anche un po' con Confindustria che deve di più chi lavora.

La ricetta di Landini di fronte ad una possibile crisi è "aumentare gli stipendi e diminuire le imposte". Sarebbe il sogno di tutti, ma come si fa? Raddoppiando le tasse sugli extra profitti, intaccando le rendite finanziarie e infine con un grande sogno: un contributo di solidarietà straordinario una tantum da redistribuire in busta paga.

Pur chiamandola con i nomi più fantasiosi, sotto sotto, sempre di tassazione sui patrimoni si tratta. E la vera domanda sarebbe: basterà? Secondo Landini vista l'inflazione galoppante bisogna studiare una risposta immediata. Ma c'è chi gli fa notare che senza un aumento della produttività diventa difficile aumentare gli stipendi senza dover escogitare iniziative socialiste.

Landini risponde: "Si è puntato su un modello di competitività fondato su salari contenuti, precarietà, appalti, subappalti non regolati. È stato un errore. È questo il modello da cambiare. Abbiamo nel nostro paese lavoratrici e lavoratori unici al mondo, una vera forza su cui investire fatta di impegno, creatività, intelligenza e senso del dovere". Sul dialogo con il governo però ammette: "Fino ad ora non ci hanno chiamato. Se convocati, siamo pronti".

Può darsi che sia perché il governo ha giurato e spergiurato che non avrebbe aumentato le tasse e che di fronte alle proposte da giardino dell'Eden di Landini, viste le contingenze nazionali e internazionali, non saprebbe cosa rispondere. Landini infatti insieme all'aumento degli stipendi sogna che l'Europa si batta per la pace e la garantisca (e proprio questa lotta prevede sacrifici), che trovi nello stato sociale il motore della crescita e che renda permanenti strumenti come il Pnrr (che significherebbe miliardi di euro presi chissà dove ed elargiti chissà come e chissà quando).

In tempi come questi, la recessione sembra una

prospettiva concreta e molto difficile da evitare. Ma per Landini, per la prima volta nella storia dell'umanità, guerre, pandemie, cambiamenti climatici e prosperità economica potrebbero andare a braccetto. Basta tassare i ricchi.

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