Botte ai migranti che non volevano camminare e sonniferi ai bambini per evitare i pianti che avrebbero allertato passanti o forze dell'ordine. Non solo: I passeur giravano video selfie con le auto di grossa cilindrata utilizzate per passare il confine italiano e mazzette di banconote postandoli su Tik Tok.
L'operazione «The End» della Direzione distrettuale antimafia di Trieste, ha smantellato una rete di trafficanti di uomini composta da una trentina di persone arrestando 11 passeur su 13 ordinanze di custodia cautelare.
La banda faceva entrare clandestinamente in Italia i migranti provenienti dalla rotta balcanica. La base era Trieste. In manette sono finiti fra lunedì e martedì soprattutto kosovari e albanesi, al di sotto dei 30 anni, che vivono nel capoluogo giuliano anche se la residenza risulta in altre città del Nord. Un'associazione a delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Quasi tutti con permessi di soggiorno regolari a parte un kosovaro arrestato mentre cercava di prendere un volo all'aeroporto di Treviso. Secondo il sostituto procuratore Massimo De Bortoli, il boss, definito «soggetto apicale» si chiama Fitim Miftaraj detto «Fiti».
Intercettazioni, fototrappole e appostamenti hanno permesso agli investigatori di raccogliere le prove necessarie per l'inchiesta che è durata 11 mesi. Nel corso di una conversazione captata, il passeur racconta all'organizzatore del traffico che durante l'attraversamento a piedi dei sentieri boschivi, fra Croazia, Slovenia e Italia i migranti non vogliono camminare, tanto che ha cominciato a picchiarli per farli andare avanti. I clandestini, però, sono alterati dall'ingente assunzione di bevande energetiche per ingannare il senso di stanchezza. Il passeur racconta che uno dei migranti rideva dopo aver beccato una sequenza di schiaffi.
Grazie ad altre intercettazioni si scopre che costringevano i bambini ad assumere dei sonniferi. L'obiettivo era evitare che piangessero durante il non facile cammino notturno attirando l'attenzione delle forze dell'ordine.
La rete andava a prendere i clandestini a piedi in Croazia per poi portarli a Pomjan, in Slovenia, vicino al porto di Capodistria, una ventina di chilometri dall'Italia. La banda di Trieste si occupava dell'ultima tratta in macchina. I passeur avevano a disposizione Bmw, Range Rover, macchine di grossa cilindrata, di proprietà o noleggiate, ma pure furgoni. I clandestini venivano caricati su alcuni mezzi ed altre auto aprivano la strada facendo da «staffette» per controllare che non ci siano polizia e posti di blocco. Facile arrivare in Italia, attraverso i valichi aperti dell'Unione europea.
«Un vaso di Pandora» l'hanno definito gli inquirenti. La banda «non si aspettava di essere scoperta». Nell'operazione The End sono state coinvolte, oltre alla Squadra mobile di Trieste quelle di mezza Italia fino a Reggio Emilia coordinate dal Sisco (Sezione Investigativa Servizio Centrale Operativo). Fondamentale la collaborazione della polizia slovena, croata ed è stata allertata pure quella francese. «Di organizzazioni criminali come questa ce ne sono tante e, finché questa attività sarà così redditizia, ci saranno altri pronti a subentrare. È un po' come il traffico della droga: noi cerchiamo di arrestare chi tiene le fila, ma altri li rimpiazzano» ha spiegato Antonio De Nicolo, capo della Procura di Trieste.
Le indagini partite quasi un anno fa hanno documentato 32 episodi con centinaia di illegali fatti entrare in Italia. Per ogni migrante la banda incassava 250 o 300 euro. Gli investigatori stimano che nell'ultimo anno possano avere traghettato un migliaio di persone incassando attorno ai 300mila euro. La cassiera della banda è una donna della famiglia Miftaraj, la sorella del capo.
«L'operazione condotta a Trieste testimonia ancora una volta come il traffico di essere umani sia gestito da organizzazioni criminali senza scrupoli che perseguono i loro illeciti profitti non esitando a mettere a repentaglio la sicurezza degli stessi migranti, costretti a subire abusi e violenze ha dichiarato ieri il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi.
L'aspetto paradossale è che i
passeur si filmavano con i macchinoni mostrando dozzine di banconote di 200 e 500 euro per poi postare i video su Facebook e Tik Tok. Amici e familiari commentavano incoraggiando la giovane banda di kossovari e albanesi.
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