Maggiore sostegno a livello comunitario e un appello a non lasciare l'Italia sola nella gestione dell'immigrazione. Alla viglia del consiglio europeo di giorno 16, è lo stesso Mario Draghi a tracciare la linea del governo italiano sul fronte migratorio. Il tema del resto è tra i prioritari nell'agenda dei leader europei che si incontreranno domani.
Intervenuto alla Camera proprio per rimarcare la posizione dell'esecutivo in vista del consiglio, Draghi ha voluto richiamare l'Europa alle sue responsabilità. “L'Italia pone di nuovo il tema immigrazione con assoluta determinazione – ha dichiarato il presidente del consiglio – anche a seguito del numero elevato di arrivi che ci sono stati in questi mesi”.
Il quadro tracciato dall'ex governatore della Bce è in linea con i dati emersi nelle ultime settimane dal Viminale. “Da luglio gli sbarchi mensili – ha rimarcato infatti Draghi – non sono mai scesi sotto la quota di 6.900, e hanno raggiunto un picco di oltre 10 mila ad agosto mentre, con l'introduzione delle restrizioni pandemiche, le già sporadiche re-distribuzioni tra Paesi europei dei migranti sbarcati in Italia si sono interrotte”.
Parole che oltre a ribadire l'esistenza di una conclamata emergenza immigrazione in Italia, sottintendono una velata insofferenza per l'atteggiamento dell'Ue. Secondo il numero uno del governo, Roma è stata lasciata sola nella gestione di un problema così importante. “L'Unione Europea – ha proseguito Draghi – deve dimostrarsi all'altezza dei propri valori, come l'ha esortata a fare Papa Francesco di recente. Per difendere le vite e i diritti di chi parte per scappare è essenziale promuovere i corridoi umanitari dai Paesi terzi verso gli Stati Membri dell'Ue”.
“Ma – ha poi voluto rimarcare Draghi – non è sufficiente che sia solo l'Italia ad attuarli: serve un chiaro impegno europeo”. Due le soluzioni che potrebbero arrivare da Bruxelles: corridoi umanitari gestiti di comune accordo con l'Ue e maggiore impegno negli accordi con Paesi terzi per velocizzare i rimpatri.
Due possibili pilastri della politica migratoria europea su cui domani Draghi proverà a strappare almeno un impegno. La strada politica per il presidente del consiglio è tutt'altro che in discesa. Per adesso la vera emergenza in Europa sembra essere rappresentata solo dai movimenti secondari di migranti all'interno del territorio comunitario e dalla crisi prodotta dalla rotta bielorussa.
Italia preoccupata dopo le modifiche su Schengen
Non è un caso se Draghi ha tirato fuori dal cassetto proprio in queste ore il timore di un'Italia lasciata sola. Ieri la commissione europea ha presentato la proposta di modifica del trattato di Schengen. Nel nuovo documento c'è spazio, sul fronte migratorio, alla possibilità accordata agli Stati di attuare controlli alle frontiere interne dell'Ue in caso di massiccia ondata di migranti provenienti dai movimenti secondari.
Vuol dire cioè, sul fronte politico, che a Bruxelles si guarda con più attenzione alla pressione migratoria interna e non alla gestione delle rotte provenienti dal Mediterraneo. A livello pratico, la riforma di Schengen potrebbe mettere in maggiore difficoltà il nostro Paese. Molti migranti che sbarcano nel nostro territorio hanno come meta finale la Francia e la Germania.
Se dovesse passare la modifica su Schengen, Parigi e Berlino blinderebbero i confini e i migranti resterebbero quindi tutti in Italia.Il senso di isolamento di Roma sul fronte migratorio è molto più di una semplice preoccupazione politica. E di questo Draghi ne è ben cosciente.
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