L'appello di Giorgia al suo popolo. "Ora storica, state al mio fianco"

Comizio di Meloni a una settimana dal voto: "Un referendum su due visioni diverse. La sinistra scommette contro il Paese ma le va male. Ora ci serve più forza in Ue"

L'appello di Giorgia al suo popolo. "Ora storica, state al mio fianco"
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È un'ora storica, state al mio fianco. Quello che ci attende è un referendum tra «l'Europa ideologica della sinistra e la nostra Europa concreta e fiera. La nostra Europa può vincere». Giorgia Meloni sfida il sole e il caldo di un sabato romano di inizio giugno e a Piazza del Popolo, poco dopo le 15, torna a parlare alla sua gente, invocando quel contatto diretto su cui si fonda la sua storia politica fin dai tempi in cui attirava l'attenzione dei «grandi» nei suoi interventi dal palco, ai tempi di Azione Giovani. «Perché le campagna elettorale si chiudono in piazza, non sui social».

Sul palco campeggia la grande scritta «Con Giorgia - L'Italia cambia l'Europa per un voto che negli auspici vorrebbe rappresentare il coronamento e il completamento del successo delle elezioni del 25 settembre 2022. Complice il sistema proporzionale, alla fine l'ipotesi di un comizio finale con tutti i leader non è decollata - «al 99% non si farà», ammettono dalla maggioranza - e così Giorgia chiude la campagna elettorale con un evento di partito e non di coalizione, anche se invia un abbraccio a Matteo Salvini e ad Antonio Tajani.

Il suo intervento ruota attorno ad alcuni cardini: la differenza del suo modo di fare politica rispetto alla «rabbia e livore» del centrosinistra. Il riflesso condizionato del Pd che lo porta a voler togliere spazi di libertà ai cittadini, attraverso l'opposizione al premierato o attraverso le proposte che vorrebbero raddoppiare il numero dei senatori a vita. La riconquistata credibilità dell'Italia nel consesso internazionale. «La sinistra di fronte a un'Italia sempre più protagonista che non va più in giro con il piattino in mano è in evidente difficoltà. Ha scommesso sullo spread e gli è andata male. Ha tifato per la disoccupazione e abbiamo il record di contratti stabili e di occupazione femminile. Ha tifato affinché l'Italia non incassasse le rate del Pnrr. Possiamo capire perché abbia tutto questo rancore. Ma è surreale che un partito che si definisce democratico dica che dovremo passare sui loro corpi per fare una riforma che rafforza la democrazia: abbiamo capito che per il Pd è democrazia solo se c'è quel partito che comanda». E ancora: «Sono abituati a cercare il soccorso esterno contro chi non condividono in patria. E poco importa se ci rimette l'Italia. Per la sinistra il suo personale destino vale sempre di più di quello di tutti gli italiani messi insieme».

Di fronte alla forza del governo «non resta che usare la solita disperata carta del racconto del mostro. Ora il nuovo sport è descrivere una nazione in cui lo stato di diritto è sospeso. Qualche giorno fa il candidato alla presidenza dei socialisti Schmidt ha detto che i conservatori europei sono una forza non democratica. In pratica per il candidato del partito di Elly Schlein io che sono il presidente di quel gruppo non sarei una leader democratica. Elly condividi o no che io non sia un leader democratico? E se non sono un leader democratico cosa sono? Un dittatore? E se sono un dittatore cosa si fa, la lotta armata per depormi? Sono dichiarazioni deliranti e pericolose. Cosa potrebbe accadere se qualche fenomeno imbevuto di idee estremiste dovesse passare alle vie di fatto?». Se questo è lo scenario c'è un unico modo per reagire democraticamente: andare a votare.

«Pensate a cosa potremmo fare se potessimo affiancare al lavoro dei nostri parlamentari un gruppo di nostri europarlamentari, con una maggioranza alternativa alla sinistra. Qui si fa la storia e quella storia possiamo essere noi».

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