L'appello di Zaia: "Conte deve ascoltare le Regioni"

Il governatore del Veneto critica il sistema di divisione dell'Italia in fasce: "C'è un punto debole". E insiste: "Ci diano l'autonomia, i cittadini giudicheranno"

L'appello di Zaia: "Conte deve ascoltare le Regioni"

L'ultimo Dpcm è finito nella bufera. Molti governatori fin da subito hanno sollevato infiniti dubbi, denunciando una realtà che nei giorni scorsi ha provocato reazioni furibonde: "I dati sono vecchi". Sostengono che la decisione del governo di dividere l'Italia in tre aree di pericolo sia basata su numeri non aggiornati e non coerenti con l'attuale situazione. Il collocamento di una Regione all'interno di una zona verrà determinato da 21 parametri, tra cui l'indice di trasmissibilità Rt, il numero dei focolai, l'occupazione dei posti letto negli ospedali, il numero dei ricoveri e la percentuale dei tamponi positivi. Il Comitato tecnico-scientifico si occuperà di monitorare settimanalmente il quadro di ogni territorio. Ad aver espresso perplessità in merito è stato anche Luca Zaia, che all'inizio aveva visto di buon occhio questo sistema: "Nate come strumento di analisi per le Regioni, le fasce sono diventate nottetempo un sistema di classificazione dei territori. Erano un aiuto, si sono trasformate in un giudizio, con un punto debole: manca il contraddittorio tra le parti".

Dunque a suo parere proprio da qui nascono i conflitti. Il Veneto chiede che alcuni parametri vengano modificati perché, ad esempio, l'incidenza dei positivi sul numero dei tamponi non tiene conto dei test rapidi: "Ne facciamo 10mila al giorno, come si fa a non inserirli nella base di calcolo? Non parliamo di una formula matematica dall'esito infallibile, ci sono ampi margini di discrezionalità". Recentemente è saltato fuori più di un sospetto sulla possibilità che qualche Regione possa truccare i dati ma, spiega, in Veneto ciò non è possibile perché "ad occuparsi dei dati sono tecnici che non mediano con la politica". "Nascondere i numeri in una pandemia, comunque, è come nascondere la polvere sotto il tappeto: puoi dire che tutto va bene, ma se poi gli ospedali scoppiano è dura far finta di nulla", ha tuonato contro qualche suo collega.

"Ci diano l'autonomia"

Nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera, il leghista ha preso una chiara posizione sul caso del commissario alla Sanità della Calabria - il generale Saverio Cotticelli - destituito dal premier Giuseppe Conte dopo aver ammesso di non aver preparato il piano Covid: "La Calabria versa in questa difficile situazione da dieci anni e il commissario è stato nominato proprio dal governo. Ora lo cacciano ma chi lo aveva messo lì? Ci sarà pur un responsabile o no?". Il caso ha infatti creato non poco imbarazzo all'interno dell'attuale esecutivo: i giallorossi attaccano Salvini per la nomina, avvenuta nel 2018, ma è proprio questo governo ad averlo riconfermato con maggiori poteri. Comunque Zaia sottolinea che alla base vi è anche il tema culturale: "In Veneto un cittadino non ammetterebbe mai risposte come quelle viste in tivù, da noi pure i bambini ormai sanno quanti posti abbiamo in terapia intensiva". E si è tolto sassolini dalle scarpe nei confronti di chi sostiene che il Sud abbia avuto meno del Nord: "Forse è un problema di efficienza e responsabilità, non di soldi".

Si torna a discutere dell'ipotesi di ricentralizzare la sanità, alla luce della caotica gestione del virus sui vari territori: "Nulla di nuovo sotto il sole, a volte ritornano. Ma per militare a sinistra è ancora necessario difendere centralismo, piani quinquennali e kolchoz?". Zaia è convinto che l'esecutivo sia allo sbando, totalmente fuori dalla storia e dal tempo mentre il mondo va in una direzione, e pertanto insiste: "Sono le Regioni ad avere i pazienti sull'uscio di casa, non il governo, dunque dobbiamo essere ascoltate. L'autonomia è vera assunzione di responsabilità. Ce la diano, poi ciascun cittadino giudicherà". L'accusa rivolta ai presidenti di Regione è quella di invocare l'autonomia quando le cose vanno bene e di rimettere invece al governo le decisioni impopolari. Ma non è affatto così.

Basti pensare che Zaia ha messo la firma sul provvedimento che ha creato la prima zona rossa d'Italia, a Vo', e che lui stesso ha fermato il carnevale di Venezia: "Vanno definite competenze certe perché la prima fonte di confusione sono proprio i Dpcm, che dove fa comodo impongono, dove non fa comodo delegano a governatori e sindaci".

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