Gli equilibrismi del Salvini di lotta e di governo

Il leader del Carroccio punta a un ruolo da leader del centrodestra. E agisce di conseguenza per attrarre anche i moderati

Gli equilibrismi del Salvini di lotta e di governo

Non è una gara di velocità, come i cento metri piani che se ne vanno via tutti d'un fiato. Ma piuttosto una corsa di fondo, magari la maratona, dove quel che conta davvero è non solo la resistenza ma pure saper dosare le energie per arrivare freschi allo sprint finale. Una volata che è in programma nel 2018, quando scadrà naturalmente la legislatura, ma che potrebbe tenersi anche prima se – come non è escluso che sia – il governo Renzi non dovesse riuscire a resistere agli scossoni che ormai da qualche mese lo stanno sballottolando da una parte e dall'altra. Tutto questo Matteo Salvini lo sa bene, al punto che da settimane ha iniziato di tanto in tanto a mettere giacca e cravatta per tendere una mano anche a quell'elettorato di centrodestra più moderato che magari qualche perplessità su certi toni del leader della Lega ce l'ha.

Così, dopo il debutto davanti ai giovani di Confindustria al tradizionale raduno di Santa Margherita Ligure di inizio giugno, ieri è stata la volta di una corposa intervista al Sole 24 Ore. Con ampio richiamo in prima e quasi tutta pagina sette dedicata al segretario del Carroccio. In versione decisamente soft rispetto ai toni usati sui social network o nei dibattiti tv. Un Salvini per così dire istituzionale . Pronto, per usare le sue parole, «a governare». E per la prima volta scettico su un addio all'euro. «L'uscita unilaterale dell'Italia – dice al quotidiano degli industriali – sarebbe un casino». Una linea morbida che dura lo spazio di una mattina se già nel pomeriggio, manifestando davanti alla Camera contro il decreto sulle pensioni, torna a proporre «un'uscita concordata e coordinata da una moneta sbagliata, fallimentare e criminale».

Niente di strano, ci mancherebbe. Perché la strategia di comunicazione è giusto che sia modulata a seconda dell'interlocutore. E dunque è nelle cose che Salvini – che alle prossime politiche vuole proporsi come il candidato del centrodestra alla guida del Paese - cerchi di conciliare la linea «di lotta» con quella «di governo». Il vero problema del segretario del Carroccio, però, potrebbe essere quello della tenuta. Perché certi equilibri sono possibili sulla breve distanza ma alla lunga – si votasse nel 2018 o anche nel 2017 – c'è il rischio di un effetto boomerang. Come su Tsipras, per esempio.

Che Salvini sta sostenendo a spada tratta in chiave anti euro e anti Ue, ma – dicono i sondaggi riservati – senza scaldare sul punto i cuori del popolo padano che si sente culturalmente e socialmente più vicino alla Svizzera che alla Grecia.

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