I risultati delle elezioni europee non hanno solamente terremotato le segreterie delle sinistre di mezzo continente. Che, comunque, non è poca cosa. Ma hanno fatto molto di più, scardinando quell'asse franco-tedesco che da quasi sessant'anni monopolizzava tutte le decisioni dell'Unione Europea. Un asse un po' spocchiosetto, fatto di corsie privilegiate, rapporti preferenziali, un marcatissimo complesso di superiorità e quell'aria da chi è abituato sempre a comandare che spesso ha fatto sentire abusivi gli altri 25 inquilini di quel maestoso ma un po' sgangherato palazzone che ha cullato una considerevole parte della nostra storia. Ovviamente tra Parigi e Berlino non è sempre stato tutto un darsi di gomito e scambiarsi sorrisini, ma spesso l'impressione è stata proprio questa. E, adesso che quest'asse si è dissolto nelle urne, ci torna alla mente un'immagine di quel circolino privato che tramava per disunire l'Unione, di quella presunta élite che se ne fregava dei popoli. Un'immagine su tutte, ma non una per tutte. Guai a generalizzare. Però torniamo un attimo lì con la memoria, a quei venti vigliacchi secondi. Ventitrè ottobre 2011, a Bruxelles la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy rispondono alle domande dei giornalisti della stampa internazionale durante una conferenza congiunta.
Brevissima contestualizzazione: siamo sul finire del terzo mandato del Cavaliere a palazzo Chigi, nell'occhio del ciclone di una tempesta così perfetta da sembrare organizzata ad arte, un bombardamento continuo che vede una triangolazione potentissima di finanza internazionale, stampa di opposizione e magistratura.
Torniamo nel 2011. «Silvio Berlusconi vi ha rassicurato sulle misure economiche che intende attuare, dal momento che l'Italia è nel mirino delle agenzie di rating?» chiede una giornalista. Merkel e Sarkozy si guardano, gigioneggiano con la complicità di quelli che pensano di essere sempre seduti dalla parte della ragione e del potere, e si mettono a ridere. Non solo di Berlusconi, come annotarono compiaciuti molti cronisti affetti da miopia, ma di tutti gli italiani.
Come sono andate le cose è storia nota: il Cavaliere si è dimesso senza mai lasciare la politica fino all'ultimo giorno della sua vita, Merkel e Sarkozy, con fortune alterne, sono velocemente finiti a prender polvere negli armadi della storia.E, a pochi giorni dal primo anniversario della morte di Silvio Berlusconi, quell'asse della spocchia è caduto al suolo demolito a colpi di schede elettorali.
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