Se dopo la decisione del tribunale di Ragusa sono stati gli attivisti ad annunciare un prossimo rientro in mare, adesso è stata la diretta interessata a farsi sentire e a confermare una ripresa delle attività da parte di Open Arms. Ana Isabel Montes Mier, capitana della nave dell'Ong spagnola, nei giorni scorsi ha ricevuto il non luogo a procedere da parte dei giudici di Ragusa per i fatti di cui era accusata.
Lei nel marzo del 2018 è stata la principale protagonista di una delle più controverse operazioni da parte di Open Arms. Gli attivisti hanno “conteso” il salvataggio di due gommoni alle motovedette della Guardia Costiera libica. I concitati momenti sono stati ripresi dalle GoPro di alcuni membri di Open Arms. In un video in particolare gli attivisti dicono ai migranti di stare tranquilli perché a breve li porteranno in Italia.
La Guardia Costiera libica più volte ha provato a prendere in mano l'operazione, ne sono nati momenti di tensione tra due gommoni inviati da Open Arms e le motovedette giunte da Tripoli. Alla fine poi ad avere la meglio sono stati gli attivisti spagnoli, i quali hanno realmente portato i 218 migranti in Italia. Sbarcati a Pozzallo, la procura di Ragusa ha deciso di aprire un'inchiesta contro la capitana Ana Isabel Monter Mier e il capo missione Marc Reig Creus.
Per loro l'accusa era quella di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di violenza (morale) per avere obbligato “le nostre autorità a concedere l'approdo in un porto del territorio italiano”. Secondo i magistrati ragusani, Open Arms avrebbe costretto l'Italia ad autorizzare lo sbarco dei 218 migranti: “Gli eventi dimostrano – si legge nei documenti della procura siciliana riportati da Fausto Biloslavo e Valentina Raffa – come l'unico vero obiettivo dell'Ong non fosse quello umanitario di salvare i migranti, ma (...) di portarli ad ogni costo in Italia in spregio alle regole”.
Ecco perché, caso unico riguardante le Ong, i due attivisti di Open Arms erano stati rinviati a giudizio. Ora che le accuse sono cadute, è stata la stessa capitana a tornare a parlare. Lo ha fatto a Repubblica, in un'intervista concessa ad Alessandra Ziniti: “Accuse false e finalmente respinte – ha dichiarato l'attivsta spagnola, da sempre soprannominata Ani – Io e Marc Reig abbiamo restituito la vita a 218 persone quel giorno e le abbiamo portate in un porto sicuro come prevede la normativa internazionale ma soprattutto la morale. Qui parliamo di solidarietà tra le persone, non c'è spazio per il fascismo. Ha vinto l'umanità”.
Come già preannunciato da Open Arms, a breve la nave dell'Ong spagnola salperà da Barcellona per tornare nel tratto del Mediterraneo dove scorre la rotta libica. Ma “Ani” non sarà in Italia soltanto per le attività in mare. Il 12 dicembre scatterà a Palermo il processo contro Matteo Salvini proprio su un altro caso Open Arms, quello che ha coinvolto l'Ong spagnola nell'agosto 2019.
E lei, che nel capoluogo siciliano sarà chiamata al banco dei testimoni, ha già lanciato una sorta di sfida all'ex ministro dell'Interno: “È passato più di un anno da quando si sono conclusi quegli interminabili 20 giorni in mare – si legge nella sua intervista – ma ci sono cose che non si possono dimenticare. Il 12 dicembre ci sarà l'udienza preliminare, questa volta per Salvini. Ci vediamo a Palermo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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