Lo si è visto da vicino, a 80 km di distanza, l'asteroide che potrebbe impattare sulla Terra, si suppone nel 2182. La data è stata calcolata con modelli matematici riportati nello studio appena divulgato dalla Nasa sulla rivista Icarus.
Di tutte le ipotesi, la collisione fissata il 24 settembre 2182 è la più probabile: vi sarà un'eventualità su 2.700 (ossia lo 0,037 per cento) che possa verificarsi uno scontro. Il rischio è remoto e nessuno di noi ne sarà testimone. Tuttavia colpisce la precisione con la quale gli studi di oggi riescano a prevedere le minacce del futuro e forse, con il lavoro delle prossime decadi, anche ad evitarle.
L'asteroide si chiama «101955 Bennu» e fa parte del gruppo Apollo, l' insieme di corpi che ruotano attorno al sole in un'orbita vicina a quella della Terra. È stato scoperto nel 1999, ha un diametro di circa 500 metri ed è considerato uno dei più pericolosi del sistema solare. Per questo è continuamente monitorato.
Per lo studio, intitolato «Effemeridi e valutazione del rischio per l'asteroide vicino alla Terra (101955) Bennu basato sui dati OSIRIS-REx», i ricercatori della Nasa, guidati dall'italiano Davide Farnocchia, hanno utilizzato le informazioni della navicella spaziale Osiris-Rex che lo ha osservato da vicino per più di due anni raccogliendo campioni e dettagli su dimensioni, forma, massa e composizione, monitorandone anche direzione e traiettoria. I campioni raccolti, circa 60 grammi, sono stati messi al sicuro in una capsula che si sgancerà dalla sonda una volta giunta in prossimità della Terra, dove è previsto che atterri il 24 settembre 2023.
Suggestivo il nome, Bennu deriva da Benu, uccello mitologico consacrato alla divinità egizia Ra, che è simbolo di vita e rinascita dopo la morte, proprio come la divinità Osiride a cui si ispira la navicella.
«La missione di difesa planetaria della Nasa è quella di trovare e monitorare asteroidi e comete che possono avvicinarsi e rappresentare un pericolo per il nostro pianeta» ha affermato Kelly Fast, responsabile del programma per il Near-Earth Object Observations Program dalla sede della Nasa a Washington. «Il nostro lavoro si basa su continui sondaggi astronomici che raccolgono dati per scoprire oggetti precedentemente sconosciuti e perfezionare i nostri modelli orbitali. La missione OSIRIS-REx ha fornito una straordinaria opportunità per perfezionare e testare questi modelli, aiutandoci a prevedere meglio dove sarà Bennu quando si avvicinerà alla Terra tra più di un secolo».
Nel 2135 Bennu si avvicinerà alla Terra. Per quanto vicino, l'asteroide non rappresenterà un pericolo per il nostro pianeta in quel momento: gli scienziati dovranno comprendere l'esatta traiettoria per poter stabilire come la gravità della Terra possa alterarne il percorso.
Utilizzando il «Deep Space Network» della Nasa e modelli informatici all'avanguardia, gli scienziati sono stati in grado di ridurre significativamente le incertezze nell'orbita di Bennu, determinando che la sua probabilità di impatto totale durante l'anno 2300 è di circa 1 su 1.750 (o 0,057%).
I ricercatori sono stati anche in grado di identificare il 24 settembre 2182, come la singola data più significativa in termini di impatto potenziale. Nello studio di dinamica orbitale condotto dalla facoltà di matematica dell'Università di Pisa, nel 2009, invece, sono stati individuati otto potenziali impatti con la Terra fra il 2169 e il 2199.
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