L'attacco del presidente un errore o strategia? Ma il cambio di regime è un salto nel buio

La frase pronunciata a Varsavia è un macigno sul dialogo Usa-Russia. L'ipotesi di una scelta deliberata per mandare un messaggio agli oppositori di Mosca. Le incognite di un post-Putin

L'attacco del presidente un errore o strategia? Ma il cambio di regime è un salto nel buio

C'è una strategia dietro l'affondo di Joe Biden contro Vladimir Putin («Questo dittatore non può più restare al potere») oppure il presidente degli Stati Uniti ha commesso un errore di comunicazione? La frase pronunciata a Varsavia sabato scorso ha verosimilmente seppellito le residue possibilità di dialogo con il leader russo e ha provocato una serie di reazioni per lo più critiche: da quella prevedibilmente rabbiosa del portavoce del Cremlino Peshkov («Non decide lui chi governa la Russia, così diventa difficilissimo ricucire i rapporti») al severo giudizio da matita blu del presidente del consiglio per le relazioni internazionali degli Stati Uniti, il diplomatico di lungo corso Richard Hass. Soprattutto, il segretario di Stato Antony Blinken non ha perso tempo a correggere il suo presidente, chiarendo che quella di Biden non intendeva essere un'esortazione a disarcionare Putin.

La marcia indietro firmata Blinken ricorda da vicino quella che una decina di giorni fa era stata ingranata di malavoglia anche dal premier britannico Boris Johnson, dopo che si era spinto tra l'altro ad auspicare un colpo di Stato a Mosca per risolvere il nodo ucraino. Come Biden, neanche Johnson aveva risparmiato sugli epiteti estremi rivolti a Putin. Va peraltro osservato che qualificando il collega russo di dittatore, criminale di guerra, macellaio e bugiardo, Biden non ha aggiunto nulla di nuovo a quanto aveva già detto in passato e soprattutto nulla di falso. Il problema è che enfatizzando al massimo questi concetti, le sue possibilità di dialogare con Putin si azzerano. E qui sta il punto: si tratta di una scelta deliberata o di un eccesso verbale?

Il rischio che si tratti di un'affermazione non ben ponderata (o magari giustificata da motivazioni elettorali) naturalmente esiste. Ma a molti incluso chi scrive le parole del presidente americano sono parse più un messaggio, in codice se vogliamo, a quanti in Russia stanno lavorando per far cadere un Putin diventato troppo pericoloso e ingombrante. Biden, come del resto Macron e Scholz che pure manifestano aperto pessimismo sulle intenzioni del leader russo, sa cose che noi non sappiamo ed è verosimile che il suo fosse un invito ad abbandonare gli indugi. Un invito che è parso rivolto non solo a personaggi potenti di Mosca, ma anche a quella parte importante di cittadinanza russa che ha solo da perdere a veder consolidare una dittatura militarista nel proprio Paese: non a caso Biden ha pronunciato la frase «al popolo russo: non siete voi i nostri nemici». Il nemico, insomma, non è la Russia, ma è Putin. Ed è con lui personalmente, e non con la Russia, che Biden avrebbe fatto capire di non essere più disposto a discutere (anche per questo è tornato a definirlo bugiardo, ossia inaffidabile).

Se dunque il discorso pronunciato in Polonia fa parte di una strategia ed è rivolto a potenziali golpisti, s'impone una riflessione sull'opportunità di questa scelta. Da una parte, l'ipotesi di favorire la caduta di Putin pare ben motivata: non foss'altro perché l'eventualità di concedere al massacratore degli ucraini un tranquillo ritorno al «business as usual» col mondo occidentale una volta conclusa la sua guerra d'aggressione è moralmente rivoltante, e costituirebbe un pessimo precedente.

Non va inoltre dimenticato che con questa guerra Putin ha davvero incenerito il suo patrimonio di credibilità: non si vede come potrebbe più offrirci la benché minima garanzia di affidabilità. Dall'altra, bisogna pur considerare il rischio che una Russia post-putiniana possa rivelarsi perfino peggiore di quella attuale: il contesto politico di quel Paese, purtroppo, non pare offrire spunti all'ottimismo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica