Un uomo straniero è stato arrestato ieri dalle autorità thailandesi in quella che potrebbe essere una svolta nelle indagini sull'attentato che il 17 agosto ha ucciso a Bangkok 20 persone. Il comandante in capo della polizia nazionale Somyot Pumpanmuang ha voluto immediatamente intervenire per minimizzare l'ipotesi di una pista internazionale, che graverebbe sull'importante bilancio del turismo: «È uno straniero, ma è poco probabile che si tratti di un terrorista internazionale». Il generale ha parlato di una «faida personale» ma i mass media locali e internazionali si stanno focalizzando in queste ore sui documenti mostrati dalle telecamere delle televisione di Stato e che sarebbero stati trovati nell'appartamento dell'arresto.
Un commando di oltre centro agenti ha condotto un raid in una casa di un sobborgo nel Nord-est della capitale, dove è stato fermato il 28enne, che secondo le autorità sarebbe legato alla rete dell'attacco di Bangkok, ma non sarebbe l'uomo ripreso dal circuito di telecamere di sicurezza due settimane fa e che ha depositato al santuario di Erawan uno zaino prima della fatale esplosione. Nell'appartamento sono stati trovati esplosivo, tubi e cavi: materiale che secondo la polizia è simile a quello all'origine delle detonazioni al tempio e il giorno dopo lungo il fiume (il secondo tentato attacco non aveva causato vittime). Sono stati anche trovati dieci passaporti stranieri. La polizia, da giorni accusata di incompetenza nelle indagini, ha subito tenuto ieri una conferenza stampa in diretta nazionale.
Gli ufficiali non hanno specificato di che nazionalità fossero i documenti d'identità, ma dalle immagini mandate in onda sarebbero "simili" a quelli turchi, ha scritto l'Associated Press. Sarebbero inoltre quasi sicuramente falsi, visti i grossolani errori al loro interno: Istanbul sarebbe scritto male, mancherebbe la data di scadenza. Secondo il quotidiano americano Wall Street Journal , lo stesso ministero degli Esteri turco avrebbe confermato che si tratta di documenti contraffatti, come aveva già spiegato un portavoce della polizia thailandese. Tuttavia, la sola possibilità di una pista turca ha fatto riemergere la discussione e il dibattito sui moventi. Se all'indomani dell'attacco erano emerse diverse ipotesi - jihadismo, terrorismo internazionale, guerriglia separatista islamica del Sud del Paese, attacco dell'opposizione interna alla giunta militare in una nazione che ha visto due colpi di stato in otto anni - da diversi giorni la stampa nazionale segue un'altra possibilità sollevata dagli inquirenti sin dall'inizio.
A luglio, il regime militare aveva deportato 109 uiguri, membri della minoranza cinese musulmana turcofona del Nord-ovest della Cina,
perseguitata da Pechino. In Turchia, visto il legame linguistico, esiste una grossa comunità uigura in esilio. E il tempio di Erawan attira molti turisti cinesi, la nazionalità tra l'altro più colpita nell'esplosione di agosto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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