«Gli eroi della Liberazione non sono patrimonio di una parte o di un'altra, ma dell'Italia intera. Ed è giusto che il 25 aprile sia una festa di libertà e democrazia per tutti. Una festa, appunto, della nazione». Chi negli ultimi giorni ha avuto occasione di parlare in privato con Giorgia Meloni l'ha sentita insistere più volte su questi argomenti, persuasa che si debba uscire dalla logica di un approccio divisivo rispetto a una ricorrenza che celebra «la nostra Costituzione» e i suoi «ineludibili principi di libertà». Concetti su cui la premier tornerà oggi, ancora una volta con una lettera Corriere della Sera, nel tentativo di mettere finalmente un punto alle polemiche di questi mesi.
D'altra parte, alla prima festa della Liberazione da presidente del Consiglio, Meloni ci arriva in un clima acceso, con l'opposizione che da settimane insiste sul punto, chiedendo alla premier una decisa e pubblica presa di posizione a sostegno dell'anti-fascismo. Una richiesta che la leader di Fdi considera pretestuosa, soprattutto nei confronti di chi - come lei - sugli orrori del nazi-fascismo non ha mai avuto esitazioni. Ma che è legittimata dagli scivoloni degli ultimi giorni di autorevoli esponenti di Fratelli d'Italia (su tutti, quello del presidente del Senato, Ignazio La Russa, sull'eccidio di via Rasella).
A ieri sera, Meloni aveva in agenda per oggi un unico impegno: la partecipazione, questa mattina alle nove, alla cerimonia in cui Sergio Mattarella deporrà una corona d'alloro all'Altare della Patria. Ci saranno anche La Russa e il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Con la seconda carica dello Stato che ha deciso di festeggiare il 25 aprile dividendosi tra Roma e Praga, dove questo pomeriggio omaggerà la figura di Jan Palach, lo studente cecoslovacco che nel 1969 si diede fuoco per protestare contro l'invasione sovietica diventando simbolo dell'anti-comunismo.
La premier è consapevole di quanto il fronte sia delicato e, forse, anche per questo ha scelto di unire all'appuntamento istituzionale insieme a Mattarella all'Altare della Patria una lettera al Corriere della Sera nella quale mettere nero su bianco la sua volontà di superare il tempo delle divisioni. Un messaggio anche alle cancellerie estere, in particolare quelle europee, visto che un altro scivolone - quello del ministro Francesco Lollobrigida sulla «sostituzione etnica» - ha recentemente fatto, con un certo clamore, il giro dei media stranieri. Chissà se è anche per questa ragione che il titolare dell'Agricoltura - uno degli uomini più vicini a Meloni - ha deciso di modificare la sua agenda del 25 aprile. E se fino a qualche giorno fa non aveva appuntamenti in agenda, perché impegnato in Giappone per il G7, alla fine ha deciso di anticipare il rientro in Italia per presenziare alla deposizione di una corona commemorativa al Monumento dei martiri di Cicchetti a Subiaco (dove poi interverrà alla cerimonia ufficiale per la festa della Liberazione).
Un altro ministro di Fdi, Adolfo Urso, sarà invece a Roma, a Porta San Paolo, per la commemorazione organizzata dalla comunità ebraica. Mentre il titolare della Difesa, Guido Crosetto, e la ministra per il Turismo, Daniela Santanché, saranno a Cuneo insieme a Mattarella. Che nel pomeriggio è atteso a Boves, tappa simbolo perché il piccolo comune piemontese fu teatro della prima strage compiuta in Italia dai nazisti il 19 settembre del 1943 (24 civili trucidati, 350 case date alle fiamme).
Presenti all'appello anche gli altri ministri di Fdi: il titolare degli Affari europei Raffaele Fitto (sarà al Sacrario militare dei caduti d'Oltremare di Bari), quello per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani (atteso alle celebrazioni organizzate dal comune di Pordenone), il Guardasigilli Carlo Nordio (sarà alla cerimonia di Treviso) e il ministro del Mare e della Protezione civile, Nello Musumeci (farà visita ai cimiteri militari di Catania).
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