Un rifiuto reciproco, senza mediazioni: la Chiesa non vuole Matteo Messina Denaro, e il boss non voleva la Chiesa. Tra le poche certezze che, a poche ore dalla morte dell'ultimo vip di Cosa Nostra, si possono raccogliere intorno alla sorte delle spoglie di Messina Denaro c'è questa: non sarà un funerale religioso. La scomunica dei mafiosi, più volte annunciata a partire da Wojtyla e promessa anche da Francesco, non è mai stata emanata, ma la condanna ecclesiastica dei crimini mafiosi è comunque netta; e a impedire un funerale cattolico è anche, più inderogabilmente, il proclama che in un messaggio di dieci anni fa l'allora latitante Numero Uno aveva lanciato: «Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell'odio e nel peccato».
Il padrino di Castelvetrano allora era sano, operativo, nel solstizio del suo potere e della sua latitanza, e quel messaggio era più un'invettiva che una indicazione concreta. Ma non si potrà non tenerne conto ora, mentre intorno al cadavere di Messina Denaro si intrecciano cautele, trattative, pratiche burocratiche da regolamento di polizia mortuaria.
L'altra certezza è che il boss verrà sepolto nella sua Castelvetrano. Tempo, per organizzare il trasporto in Sicilia, ce n'è: con mossa non scontata, la magistratura ha deciso di sottoporre ad autopsia il corpo di Messina Denaro. Dubbi sulle cause della morte, per un decesso seguito in diretta dai medici, non dovrebbero essercene, ma lo scrupolo di evitare future dietrologie evidentemente ha prevalso. Nel frattempo, ci sarà modo di organizzare il trasporto in Sicilia. Non sarà una passeggiata, anche da morto U'Siccu viaggerà sotto scorta. Nel 2017 la bara di Totò Riina venne portata da Parma a Palermo via nave, non è improbabile che si scelga lo stesso mezzo visto che scaricare sull'erario i costi di un trasporto aereo sarebbe impopolare.
Dopodiché? Nessun funerale, come accaduto già per Riina e Bernardo Provenzano: anche se dalla Prefettura di Trapani fanno sapere che «non c'è ancora una decisione», la strada è quella di evitare qualunque forma di cerimonia pubblica, sia laica sia rreligiosa; le centinaia di messaggi di cordoglio per la scomparsa di Messina Denaro piovute in queste ore sui social network, anche a firma di giovani siciliani, rendono concreto il rischio che un funerale pubblico si trasformi in un disdicevole evento di popolo. Cose da evitare. D'altronde il funerale non è un obbligo né un diritto, l'unico diritto dei familiari di Messina Denaro è in questo momento quello di seppellire il loro caro nella cappella di famiglia nel cimitero di Castelvetrano. Solo quattro donne, insieme a un prevedibile nugolo di poliziotti, potranno assistere alla tumulazione: la vecchia madre Lorenza, la nipote Lorenza Guttadauro, le figlie Giovanna e Lorenza. Fine.
Il padrino, volente o nolente, riposerà dunque in terra consacrata.
Magari il cappellano del cimitero benedirà comunque la bara, come già fece il prevosto di Corleone, Giuseppe Gentile, il 22 novembre di sei anni fa, facendo appello alla «misericordia divina» per Totò Riina; già ieri il prete antimafia Nino Fasullo fa sapere che «Dio senz'altro lo ha accolto nella sua grazia perché la misericordia di Dio è rivolta anche a Messina Denaro». Mah, si vedrà. Per ora, in attesa del giorno del giudizio, sulla tomba dell'ultimo padrino calerà la polvere.
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