Da impiego a vita ad impiegabilità a vita. La sicurezza del lavoro deve poggiare sul valore della persona e non sul contratto. Ma questo lo sappiamo ormai da decenni. La questione è solo se e chi abbia il coraggio, l'autorevolezza e soprattutto il dovere di convincere gli italiani a questa rivoluzione culturale, da cui far partire la trasformazione di un Paese vecchio e seduto in un luogo di sviluppo e crescita, che distribuisca benessere a tutti.
Ogni lavoratore deve sapere che domani lavorerà non perché l'ha già fatto ieri, sentendosi titolare inamovibile di un posto, ma solo se oggi avrà generato un valore e un risultato che lo rendono utile, più dell'altro lavoratore che al momento è disoccupato ma pronto a sostituirlo facendo meglio. Nella sua crudezza, questo approccio è il presupposto di un circolo virtuoso che, producendo più valore, aprirebbe lo spazio per assorbire anche il disoccupato.
Ma questo cambiamento non può essere imposto, deve essere compreso dalla popolazione, a valle di una narrazione che convinca della sua bontà.
Sono concetti difficili da vendere alla gente. Distribuire soldi presi a prestito è più facile. Eppure ci avviciniamo ogni giorno al redde rationem: esaurirci lentamente come popolo o cambiare filosofia. Possiamo farlo. Gran parte del Paese già produce eccellenze seguendo le leggi del mercato. Ora, dopo decenni in cui si è cercato di portare il cancro del non-merito e dei diritti-a-prescindere verso il privato, rendendogli arduo il confronto con le altre economie, è il momento di invertire la rotta e portare nel pubblico la filosofia del valore e del risultato. Se non ora, quando? Se non questi, chi?
Questa maggioranza è stata brava a farsi preferire nelle urne, grazie a messaggi efficaci ma anche accondiscendenti, nella tradizione di una destra di stampo sociale. Tuttavia nel dibattito culturale, stradominato dalle ideologie radical e socialiste, i valori della destra vera sembrano ancora non pervenuti.
Il posto figo" del ministro Zangrillo è un titolo efficace, ma adesso il tema dev'essere svolto.
L'idea del lavoro come impegno al risultato, della società come luogo delle opportunità da cogliere e non dei sussidi da ricevere, dei doveri affiancati, se non anteposti, ai diritti,
della produzione della ricchezza come presupposto per la sua distribuzione.Per avere politiche di destra, e sarebbe anche ora di provarle, è necessario raccontare una cultura di destra, che agli italiani manca da fine 800.
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