Le posizioni restano distanti, lo scontro viene tenuto a freno solo apparentemente, al Congresso in Campidoglio per i 60 anni di Magistratura democratica, la corrente di sinistra che teorizza l'impegno politico.
Da un lato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che chiede un dialogo costruttivo su immigrazione e riforme e difende la separazione delle carriere. Dall'altro, la presidente di Md, Silvia Albano che accusa il governo di cercare lo scontro e dice di essere «parafulmine di una campagna intimidatoria»: «Io non ho nessuna intenzione di fare nessuno scontro con il governo, è il governo che vuole fare uno scontro con me».
Proprio lei, giudice della sezione immigrazione del tribunale di Roma, ha firmato il provvedimento che ha imposto il rientro dall'Albania dei primi 12 migranti, contestando le nuove regole dell'esecutivo Meloni e per questo è stata criticata dalla maggioranza, in particolare dal vicepremier leghista Matteo Salvini. Risponde proprio a lui, la Albano, senza mezzi termini: «Giudici comunisti? Non abbiamo in tasca né il libretto di Mao né il Capitale di Marx: noi abbiamo in tasca la Costituzione e ora le carte sovranazionali».
L'incontro è in corso quando arriva a stretto giro la dura reazione del Carroccio: «Da Md vittimismo, propaganda e polemiche contro il governo e il ministro Matteo Salvini. Essere invisi a Md, che criticò perfino Giovanni Falcone, è una straordinaria medaglia».
Poche ore dopo su X il leader della Lega Salvini posta una frase e la foto della Albano. «Quei giudici, pochi per fortuna, che invece di applicare le leggi le stravolgono e boicottano, dovrebbero avere la dignità di dimettersi, di cambiare mestiere e di fare politica con Rifondazione Comunista. Sono un problema per l'Italia».
Il numero uno di Md, che si è detta preoccupata anche per le minacce ricevute per cui è stata posta sotto sorveglianza, sostiene, invece: «Ci sono dei giudici che cercano di fare il loro lavoro e c'è stato un pronunciamento unanime di tutte le comunità dei giuristi: sulla supremazia del diritto europeo non ci si può fare nulla».
Non è certo quel che auspicava Nordio, quando in un collegamento video con il congresso chiedeva un confronto pacato: «Noi vogliamo il dialogo con la magistratura proprio perché sappiamo che è chiamata ad applicare le leggi. Altro problema è la critica al merito politico e al contenuto delle leggi una volta che sono state approvate e Mattarella è stato chiarissimo su questo. Mi auguro che nel confronto futuro ci sia sempre meno una critica della magistratura al merito politico delle leggi e un abbassamento di toni da parte della politica a criticare le sentenze». Il Guardasigilli ed ex magistrato, parla anche della riforma sulla separazione delle carriere di giudici e pm, cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi: «Non c'è il rischio che i pm vengano sottoposti al potere dell'esecutivo, mi farebbe inorridire come magistrato, per 40 anni pm». Per il ministro, anche dopo di lui, «questa riforma scolpisce l'assoluta indipendenza e autonomia dell'organo requirente».
Che si è tornati allo scontro politica-magistratura lo riconosce il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia: «Tutto sembra procedere come un canovaccio che avevamo tentato di abbandonare con un nuovo dibattito con le forze politiche. Direi che è addirittura peggiorato: prima erano i pm le toghe rosse e ora le ci sono dappertutto, anche nei tribunali civili che si occupano di immigrazione».
La politica, quella d'opposizione, però nella diatriba vuole
entrarci e in difesa delle toghe e in videocollegamento la leader del Pd Elly Schlein si schiera decisamente, dicendo che il governo non può attaccare i provvedimenti giudiziari e ribadendo il no alla separazione delle carriere.
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