Lega in pressing sul governo: "Dica tutta la verità sul caso Bija"

Con un'interrogazione del senatore Paolo Arrigoni, la Lega ha voluto prendere posizione ufficiale sul caso del trafficante libico Bija, ospitato in Italia l'11 maggio del 2017: "Vogliamo chiarezza su quanto accaduto"

Lega in pressing sul governo: "Dica tutta la verità sul caso Bija"

Montano in maniera sempre più incalzante le polemiche relative alla visita, compiuta l’11 maggio del 2017, del trafficante libico conosciuto come Bija all’interno del Cara di Mineo.

Una circostanza quella svelata, nei giorni scorsi, da un reportage di Avvenire in cui si è evidenziata la presenza del criminale libico in un vertice con funzionari italiani nella struttura d’accoglienza siciliana chiusa nei mesi scorsi.

In particolare, Bija si sarebbe presentato come membro della delegazione libica e, in particolare, quale rappresentante della Guardia Costiera del suo paese. Un fatto che ha messo in imbarazzo anche l’attuale governo, visto che l'episodio risale ai mesi in cui era in sella un governo targato Pd con Gentiloni premier e Minniti al Viminale.

Adesso è anche la Lega ad intervenire ed il caso Bija viene portato all’attenzione del parlamento tramite un’interrogazione del senatore Paolo Arrigoni, questore di palazzo Madama e membro del Copasir, la commissione parlamentare per la sicurezza.

“Ho presentato stamani un'interrogazione ai ministri Lamorgese e Di Maio – ha confermato il senatore in una nota stampa – per fare piena luce su un gravissimo accadimento che il governo Gentiloni prima, e questo abusivo Conte bis poi, ignorano e rimuovono, mentendo spudoratamente al Paese e ai suoi cittadini”.

L’interrogazione di Arrigoni è la prima sul caso Bija al Senato, mentre alla Camera il fatto è stato posto all’attenzione dei deputati tramite alcune interrogazioni, presentate in sede di commissione affari costituzionali, a firma tra gli altri anche del presidente della stessa commissione Giuseppe Brescia.

In quell’occasione a rispondere è stato il sottosegretario all’interno Achille Variati, il quale ha parlato di documenti falsi presentati da Bija al momento dell’ingresso in Italia. Una risposta che, oltre a non aver soddisfatto gli interroganti, ha messo ancora di più in imbarazzo il governo il quale ha implicitamente ammesso che sul caso Bija, nella migliore delle ipotesi, chi di dovere non si è accorto delle false generalità fornite dal trafficante libico.

Da più parti, anche a livello diplomatico, si fa molta fatica a credere che per davvero nessuno, all’epoca dei fatti, sapesse nulla sull’identità del soggetto presentatosi con regolare visto nel nostro paese.

Ecco perché, nelle scorse ore, il senatore Arrigoni ha voluto rilanciare, anche in qualità di uno dei componenti in quota Lega del Copasir, la questione in Senato: “Dalle varie ricostruzioni – si legge ancora nella nota a margine della presentazione dell’interrogazione – emerge un quadro squallido che vedrebbe le nostre autorità colloquiare con un criminale per poter approfondire la conoscenza del cosiddetto 'modello Mineo'. Ho chiesto di sapere con urgenza se tutto ciò corrisponda al vero e quale ragione sarebbe sottesa a patti così scellerati”.

“Noi della Lega – ha concluso poi Arrigoni, evidenziando la linea del carroccio sulla questione – non desisteremo e continueremo la nostra battaglia per la legalità, sempre più convinti che la sinistra di allora e quella di oggi sono la stessa penosa cosa: amiche dei trafficanti, delle ong, pronte a mercanteggiare il Paese per oscuri status quo e presunti buoni rapporti”.

Il silenzio dell’esecutivo italiano di queste ore, non viene certamente ben visto anche in altre sedi, a

partire da quella di Ginevra dell’Oim, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di migrazioni. È stata proprio l’Oim, a seguito del reportage comparso su Avvenire, ad accusare il Viminale di aver organizzato quell’incontro.

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