Lega di lotta e di governo, un vecchio schema che a Salvini è tornato utile negli ultimi tempi per puntare a recuperare l'elettorato perso per strada durante il governo Draghi, una stagione che è costata cara alla Lega in termini di consensi. Rispolverato il sovranismo euro-scettico che aveva regalato numeri record nelle scorse Europee, insieme alle battaglie su immigrazione e politicamente corretto. L'operazione Vannacci è funzionale a questo scopo, come pure lo schema a due messo in campo con Claudio Borghi, l'altro «attaccante» della squadra. Il deputato no-Euro, messo in panchina nel periodo Draghi, è tornato in prima linea e ha sparato sul Quirinale («Se pensa che la sovranità sia dell'Ue, allora si dimetta»).
Un'uscita concordata con Salvini secondo il classico modulo per cui un esponente leghista spara e poi il segretario corregge il tiro («Nessuna polemica della Lega con il presidente Mattarella che ha il rispetto della Lega»), ma intanto il messaggio che interessava è passato. Gli altri che giocano in tandem con Salvini, dicendo quello che lui non può dire, sono il suo vice Salvini e appunto Vannacci, su cui il leader ha scommesso molto. L'obiettivo del quartier generale leghista è che il generale risulti il più votato nel centrodestra dopo la Meloni, ma prima di Tajani. In termini di voti non risulta che il peso elettorale Vannacci sia stato sondato nelle ultime settimane, ma le aspettative sono ottimistiche infatti Salvini sta ripetendo che la Lega sarà «una sorpresa», e non solo per scaramanzia. I sondaggi commissionati internamente dalla Lega a noti istituti di sondaggi hanno invece confermato che i temi del no alla guerra e dei piano casa interessano molto gli elettori e quindi portano voti. Per questo negli ultimi giorni della campagna elettorale il vicepremier spingerà molto in entrambe le direzioni. Non a caso oggi alla Camera Salvini presenterà gli emendamenti leghisti in vista della conversione del decreto Salva Casa. E pure contro la guerra e il «bombarolo» Macron ci si aspettano fuochi d'artificio negli ultimi comizi prima del silenzio elettorale. Proprio sulla guerra i consiglieri del segretario federale pensano si possa raggiungere un elettorato anche esterno al centrodestra, come era successo con quota 100, la misura anti-Fornero sulle pensioni che aveva raccolto consensi a sinistra. Mentre le bordate contro l'Europa, Draghi e anche il Quirinale, sollecitano un'area di consenso che è meno presidiata rispetto a prima, con il M5s diventato più istituzionale nella versione Conte (rispetto a Grillo) come pure Fdi.
Questo ritorno della Lega di lotta sovranista però ha anche ripercussioni interne, sul fronte dei governatori (molto freddi sabato scorso con Vannacci a Milano) e soprattutto con Giorgetti. Il ministro del Tesoro, e vicesegretario leghista, ha smentito i retroscena che lo davano in uscita dal governo verso un incarico a Bruxelles. «Continuerà a fare il suo lavoro, ha molto da fare sulle prossime scadenze come la redazione del piano strutturale nazionale» fanno sapere fonti del Mef smentendo tutto. Anche Salvini: «Fantasie. Il problema di certa stampa italiana è che sovrappone i propri desideri alla realtà. Giorgetti sta difendendo i risparmi degli italiani». La difficoltà del ministro leghista però è reale. Tenere insieme il rigore dei conti pubblici con la Lega di lotta del segretario federale non è compito facile. L'arrivo di Vannacci non ha migliorato la situazione, anche se il generale rimane un esterno al partito.
Anche altri colonnelli leghisti oltre a Giorgetti non hanno condiviso la scelta di puntare su Vannacci, ma il segretario è sempre stato irremovibile ed è sicuro che le urne gli daranno ragione. Vannacci sta girando in lungo e in largo, stamattina sarà ospite della Stampa Estera, come i veri big.
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