Quel legame tra l’ambasciatore yankee e Renzi

Secondo una fonte che conosce bene gli ambienti della diplomazia, le parole dell’ambasciatore John Phillips sarebbero un "investimento per il futuro"

Quel legame tra l’ambasciatore yankee e Renzi

Secondo una fonte “che conosce bene gli ambienti della diplomazia” riportata da Lettera43, le parole dell’ambasciatore americano a Roma John Phillips sarebbero un “investimento per il futuro”.

“Phillips è un politico – si legge nell’articolo del quotidiano online - ma soprattutto un ottimo imprenditore. Tra qualche mese potrebbe perdere il posto di ambasciatore dopo le elezioni negli Stati Uniti e ha annunciato di votare ‘Sì’ come investimento sul futuro”.

Lettera43 racconta delle cene a Borgo Finocchieto, nella campagna toscana, dove insieme al presidente del consiglio Matteo Renzi, ci sono la moglie Agnese Landini, il fedelissimo Marco Carrai, Chicco Testa - uomo di fiducia del premier che si è avvicinato dopo essere stato un fedele di Rutelli, di Veltroni e in seguito anche di Bersani – e il “falco statunitense amante del buon vino e custode di molti segreti d'Italia” Michael Ledeen, che in passato ha anche lavorato come consulente per il Sismi.

“A capotavola – si legge nell’articolo - a fare da anfitrione è il padrone di casa, l’ambasciatore americano John Phillips con la moglie Linda Douglas, già spokewoman della prima campagna elettorale del presidente degli Stati Uniti Barack Obama. C’è un atmosfera di potere palpabile tra le antiche stanze di questo podere che Phillips comprò nel 2001 per 10 milioni di euro, ristrutturandolo e rendendolo un gioiello anche grazie alle sapienti mani dell’architetto Amalia Agnelli”.

“Chi conosce Phillips sa che di cene come queste ce ne sono state tante negli ultimi due anni, da quando Renzi è diventato presidente del Consiglio”, continua Lettera43. “Ma soprattutto da quando Obama ha deciso di inviare in Italia nel 2013 come ambasciatore questo pezzo da novanta dell'establishment statunitense, laureato alla University of Notre Dame e poi a Berkeley, già fondatore e partner della Law Firm of Phillips & Coen di Washington dal 1988 al 2013. A settembre 2014, partecipò con la moglie al matrimonio di Carrai, durante quella che è stata di fatto la legittimazione del potere al nuovo governo Renzi”.

E proprio per questo legame stretto tra Renzi e l’ambasciatore yankee, John Phillips avrebbe supportato il fronte del “Sì”. “Quello che serve all’Italia è la stabilità e le riforme assicurano stabilità. Per questo il referendum apre una speranza”, ha detto il diplomatico statunitense parlando ad un convegno sulle relazioni transatlantiche organizzato a Roma dall’Istituto di studi americani nei giorni scorsi. “Molti Ceo di grandi imprese Usa guardano con grande interesse al referendum. Il sì sarebbe una speranza per l’Italia, mentre se vincesse il no sarebbe un passo indietro”.

“Mi viene chiesto spesso dai governatori delle Regioni italiane – ha continuato John Phillips - quale sia il modo migliore per attrarre investimenti americani sui loro territori e la mia risposta è sempre una: serve stabilità politica. In Italia ci sono stati 63 governi in 70 anni e questo non è un fatto positivo. Renzi ha assicurato un periodo di governo abbastanza lungo”.

Periodo di governo che probabilmente ha favorito e favorirà anche

la continuità dei rapporti privilegiati che un certo establishment USA ha con il nostro Paese, situazione che contribuirebbe a garantire al premier la copertura politica di quello che viene considerato un potente alleato.

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