Missione compiuta. Il governo Meloni porta a casa il decreto immigrazione. Dalla tragedia di Cutro, il naufragio in cui persero la vita 94 persone, tra cui donne e bambini, sono trascorsi appena 66 giorni. Poco più di due mesi per varare il provvedimento che introduce una stretta contro il traffico di immigrati. Mentre la sinistra urla, accusando il premier di «disumanità», il centrodestra risponde con una legge. Ieri nell'Aula di Montecitorio si è celebrato l'ultimo passaggio con il via libera definitivo al decreto. Nel frattempo il governo è già al lavoro per correggere l'articolo 7 del provvedimento, che venne riscritto in un emendamento presentato dal governo a Palazzo Madama, che di fatto limiterebbe il diritto di difesa del migrante. Se la commissione territoriale dichiara inammissibile la sua domanda d'asilo, lui, in teoria, alla luce di questa norma, non potrebbe più impugnarla. E questo sarebbe «lesivo della Costituzione». Un vulnus, evidenziato dal Comitato per la legislazione. Nel passaggio alla Camera il governo ha dato parere favorevole all'odg presentato dal deputato di Fratelli d'Italia e presidente del Comitato per la legislazione di Montecitorio Gianfranco Rotondi con il quale si chiede di riscrivere quel pezzo di norma. L'esecutivo potrebbe varare già oggi al Cdm un decreto per ad hoc per sanare l'errore. A confermare l'orientamento dell'esecutivo è stato ieri in Aula il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni. Un «errore» che non modifica l'impianto del decreto. Il pacchetto di misure resta intatto: lotta agli scafisti, deroghe alla normativa al decreto flussi, modifiche alla durata dei permessi per lavoro, potenziamento tecnico-logistico del sistema di prima accoglienza e dei controlli di frontiera e modifiche al sistema di accoglienza, gestione dei centri per migranti e, infine, la discussa stretta sulla protezione speciale. Viene introdotto un nuovo reato per gli «scafisti», per «morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina». Sono previste pene dai 20 ai 30 anni. Arriva una stretta sui permessi di soggiorno per i minori stranieri non accompagnati che compiono 18 anni: il permesso per motivi di studio, di lavoro o per esigenze sanitarie o di cura avrà una durata massima di un anno. Per il triennio 2023-2025, le quote massime di stranieri da ammettere per lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale e per lavoro autonomo, sono definite con decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Ulteriori decreti possono essere adottati durante il triennio. In via preferenziale vengono riservate quote a lavoratori di Stati che promuovono campagne mediatiche sui rischi del traffico irregolare. Le deroghe. Al di fuori delle quote annuali, può essere autorizzato l'ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato, anche a carattere stagionale, di stranieri cittadini di Paesi con i quali l'Italia ha sottoscritto intese o accordi in materia di rimpatrio. Quote dedicate anche per apolidi e rifugiati riconosciuti dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati o dalle autorità competenti nei Paesi di primo asilo o di transito.
Il capogruppo di Fdi Tommaso Foti sottolinea come «l'Italia prende una posizione netta sulla regolarizzazione dei flussi legali e il relativo contrasto a quelli irregolari». Dai banchi dell'opposizione il capogruppo Chiara Braga protesta: «Una risposta disumana, illegale e che scarica sui territori problemi e criticità difficili da gestire».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.