L'ennesima spada di Damocle sul governo giallorosso. A decidere di fatto il destino del Conte-bis sarà (anche) la Corte Costituzionale. Si, perché nella giornata di mercoledì, di pomeriggio, i giudici della Consulta sono chiamati a esaminare l'ammissibilità, o meno, del referendum voluto fortemente dalla Lega contro l'attuale legge elettorale, quel Rosatellum misto tra (più) proporzionale e (meno) maggioritario.
L'obiettivo del Carroccio di Matteo Salvini è chiaro: eliminare la parte proporzionale dell'attuale legge, di fatto per due terzi proporzionale. La Legge Rosato, per intenderci, prevede 232 collegi uninominali per la Camera dei deputati e 116 per il Senato, su un totale (rispettivamente) di 630 e 315.
La compagine leghista è riuscita a rivolgersi alla Corte Costituzionale in quanto il referendum anti-Rosatellum è stato richiesto da otto regioni italiane a guida centrodestra.
Qualora i giudici della Consulta dovessero accogliere le istanze della Lega – e qualora il referendum dovesse raggiungere il quorum) alla prossima tornata elettorale nazionale - l'elettorato italiani potrebbe essere chiamato alle urne con un maggioritario puro, in cui viene eletto in ogni collegio il candidato più votato dagli elettori di quella circoscrizione.
Ovvio sarebbe il contraccolpo per la maggioranza di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Dovesse arrivare l'ok della Corte Costituzionale, le opposizioni avrebbero in mano una carta in più per chiedere – e ottenere – le elezioni anticipate, oppure per frenare una volta per tutta la possibilità di una legge elettorale proporzionale che aiuta solo gli inciuci e non certo la governabilità del Belpaese. Se poi domenica 26 gennaio il centrodestra dovesse vincere le Regionali in Calabria e soprattutto in Emilia-Romagna, si scatenerebbe un terremoto tanto forte da far capitolare una volta per tutte l'esecutivo giallorosso.
Il giorno del "giudizio" è fissato a mercoledì 15 e il parere dei giudici sarà di importanza capitale. L'eventuale referendum potrebbe portare a 630 i collegi uninominali per l'emiciclo di Montecitorio, oppure 400, qualora entrasse in vigore il taglio dei parlamentari. Ma la strada è in salita, visto che per ridisegnare i colleghi uninominali dello Stivale ci vorrebbero settimane, per non dire mesi.
Come ricorda Il Messaggero, la Consulta si è già occupata di leggi elettorali e
referendum su di esse e il criterio adottato è sempre stato il seguente: "Le norme che escono dal referendum devono essere subito applicabili per non privare gli italiani del diritto di voto neanche per un giorno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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