Legittima difesa anche contro lo Stato ladro

Legittima difesa anche contro lo Stato ladro

La scelta strategica di Matteo Salvini di insistere con forza sui diritti di vittime e aggrediti ha più di una giustificazione. In numerose circostanze chi negli scorsi anni si è trovato alle prese con criminali minacciosi ha finito per essere penalizzato due volte: innanzi tutto a causa della violenza dei delinquenti e poi perché ha pure dovuto fare i conti con inchieste e processi che, in troppi casi, non hanno saputo capire la speciale situazione di chi è costretto a reagire dinanzi a una persona introdottasi armata nella sua abitazione o nel suo negozio.

Se raramente succede che qualcuno è aggredito da malintenzionati che penetrano in questa o quella villa o gioielleria per impadronirsi di ricchezze altrui, sempre siamo però tutti spogliati da uno Stato esoso, invadente e corrotto. Mentre per fortuna succede di rado di essere derubati da ladri e rapinatori, ogni giorno facciamo i conti con la spoliazione metodica attuata dal potere pubblico.

Per questo motivo è bene che il governo - su forte iniziativa della Lega - stia tentando di fare in modo che gli aggressori siano trattati da aggressori e le vittime da vittime. Se però l'esecutivo non saprà intervenire con decisione contro lo «Stato ladro» (per ricordare la formula che utilizzò a più riprese Oscar Giannino), le forze politiche che compongono questa confusa maggioranza si troveranno presto screditate, venendo contestate proprio da quanti oggi le esaltano.

La battaglia a difesa delle vittime è importante, ma non tocca in maniera decisiva la vita ordinaria di tutti noi. Per questo motivo il governo sbaglia tutto quando rinuncia ad aggredire lo sfruttamento fiscale subìto dai produttori. Ed è desolante dover constatare che si sta facendo molto per aiutare gli anziani a danno dei giovani (modificando la Fornero) e moltissimo per finanziare i disoccupati a scapito di chi lavora (con il reddito di cittadinanza), mentre non si fa nulla per difendere imprese e famiglie da uno Stato che non s'intende ridimensionare e che, anzi, la maggioranza gialloverde vuole far crescere ancor più con nazionalizzazioni e progetti assistenziali.

Se il governo Salvini - Di Maio non cambierà rotta sulle questioni economiche decisive, e quindi se non farà tagli alla spesa e

al prelievo, sarà tutto il paese a precipitare nel baratro, ma toccherà all'economia settentrionale pagare il prezzo più alto. Per gli elettori di quella che un tempo era la Lega Nord sarebbe davvero un'amarissima ironia.

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