L'Egitto di Al-Sisi si sfila dalla coalizione in difesa di Tel Aviv

I funzionari del Cairo: "Nessun aiuto". Dubbi Usa sul mega-tunnel di Hamas

L'Egitto di Al-Sisi si sfila dalla coalizione in difesa di Tel Aviv
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Mentre col passare delle settimane emergono nuove e inquietanti scoperte sui tunnel (talmente grandi da far passare dei camion) usati da Hamas in territorio egiziano, Il Cairo si sfila dalla coalizione pro-Israele, a dimostrazione di una postura assolutamente ibrida e potenzialmente molto pericolosa che il governo di Al-Sisi ha deciso di seguire, con i rischi geopolitici annessi e connessi. Ecco che la tensione sul fronte mediorientale, sponda Nilo, fa segnare un livello di allerta decisivo.

Da un lato la decisione egiziana di non aiutare lo Stato ebraico nel respingere un eventuale nuovo attacco di ritorsione iraniano, così come fatto lo scorso ottobre, comunicata alla delegazione israeliana che due giorni fa era al Cairo in occasione dei colloqui con i negoziatori americani. Dall'altro il tentativo egiziano di «pareggiare» i conti con Teheran, anche se solo a livello di immagine: ha deciso infatti di chiudere lo spazio aereo per tutte le iniziative militari che potrebbero minacciare la sicurezza regionale. Secondo il governo del Cairo, la mossa non dovrebbe essere pesata come una forma di ostilità verso l'Iran, quanto come il legittimo tentativo di salvaguardare la sovranità dell'Egitto.

Nel mezzo, la scoperta su suolo egiziano di un vero e proprio segreto di Pulcinella: ovvero la cosiddetta «autostrada per la vita» di Hamas, un tunnel alto tre metri denominato Corridoio di Filadelfia, individuato dall'esercito israeliano, tramite cui Hamas contrabbandava regolarmente armi nella Striscia di Gaza. L'esercito ha affermato che il tunnel è stato esaminato dal genio militare prima di essere demolito. Al suo interno sono state trovate decine di piattaforme da cui Hamas ha sparato razzi e mortai verso il territorio israeliano.

Tel Aviv ritiene che Hamas abbia scavato intenzionalmente il Corridoio proprio al confine tra Gaza ed Egitto, così da sperare che Israele mai lo avrebbe colpito. Per questa ragione Benjamin Netanyahu ha sempre mantenuto la stessa posizione sul punto: mai si ritirerà, come chiede Hamas, dal Corridoio di Filadelfia e dal valico di Rafah, «perché rappresentano due linee vitali che gli consentirebbero di riarmarsi e ricostruire la sua forza, è importante stabilire il principio: non ce ne andremo da lì».

A sua volta Il Cairo nega ogni addebito e anzi accusa apertamente Israele di voler deviare l'attenzione dal suo «fallimento» nella Striscia di Gaza. Ma lungo la tossica direttrice di marcia che da Rafah giunge fino in Egitto sono stati scoperti ben 700 cunicoli, fra cui 50 tunnel che sfociano su suolo egiziano contribuendo al passaggio clandestino di soldati, mezzi e armi di vario genere, potenzialmente usati anche per far uscire di nascosto da Gaza ostaggi o alti papaveri di Hamas.

Una convinzione che il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant da tempo ha veicolato al segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin, con prove documentali. Corredate dai dubbi israeliani (e non solo) sul fatto che il governo del Cairo fosse davvero all'oscuro di questa vera e propria autostrada sotterranea del terrore.

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