Green è bello. Facile a dirsi, meno a metterlo in pratica. Transizione energetica, sostenibilità, svolta ambientalista, eco-friendly: c'è tanto fumo in questo arrosto di parole (spesso vuote). Perché se da un lato è facile annunciare progetti, idee, visioni green in risposta a scenari pressoché apocalittici, dall'altra parte della barricata c'è una realtà ben più complicata da affrontare a cui non bastano due slogan a effetto per fare presa.
Era l'agosto del 2021 quando il colosso danese Lego annunciava la svolta: dopo tre anni di tentativi, l'azienda era pronta ad avviare la produzione di mattoncini ricavati completamente di plastica riciclata. Da una sola bottiglia da un litro, si spiegava, si sarebbero potuti ottenere fino a dieci pezzi 4x2. Una rivoluzione che fissava al 2030 il termine entro cui Lego sarebbe dovuta diventare completamente plastic free. Proprio per questo motivo, erano stati investiti 400 milioni di dollari coinvolgendo oltre 150 persone, compresi scienziati dei materiali e ingegneri. Un progetto ammirevole, non c'è dubbio.
Ma come nelle migliori costruzioni, basta un mattoncino messo male per far crollare tutto. E Lego ha ieri ha dovuto ammettere il proprio, momentaneo, fallimento. Tutto in una palette di colori: da svolta green a bandiera bianca. In un'intervista al Financial Times, l'amministratore delegato di Lego, Niels Christiansen, ha annunciato l'interruzione del progetto sostenendo che l'utilizzo del nuovo materiale - quello prodotto dalle bottiglie riciclate - avrebbe causato maggiori emissioni di carbonio e avrebbe richiesto una riorganizzazione industriale a cui la società oggi non riesce a far fronte. Nei primi giorni di ricerca Lego sperava di riuscire a trovare questo presunto «materiale magico» per risolvere i problemi di sostenibilità. Speranza vana. «Abbiamo testato centinaia e centinaia di materiali. Non è stato possibile trovarne uno del genere», ha spiegato Christiansen. Se avesse funzionato, il materiale avrebbe potuto sostituire l'acrilonitrile butadiene stirene (Abs) a base di petrolio, che è attualmente utilizzato in pezzi. Produrre i mattoncini senza utilizzare il petrolio si è così rivelato più arduo del previsto: gli altri materiali testati hanno reso i mattoncini più soffici o meno adesivi tra di loro.
Tim Brooks, responsabile della sostenibilità del gruppo, ha spiegato come la plastica Pet abbia bisogno di ingredienti extra per garantirle sicurezza e durata, nonché di grandi quantità di energia per lavorarla e asciugarla: «È come cercare di realizzare una bicicletta in legno anziché in acciaio».Lego ora si concentrerà su un modello di riutilizzo e di riciclo dei milioni di mattoncini sparsi nelle nostre case. Ma da oggi la transizione green è un po' più lontana.
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