L'egoismo di Berlino e Amsterdam è deleterio. L'Europa prende altro tempo sul "price cap"

L'Agenzia internazionale dell'energia: "Saranno necessari razionamenti"

L'egoismo di Berlino e Amsterdam è deleterio. L'Europa prende altro tempo sul "price cap"

Dopo lo strappo del governo tedesco con l'annuncio nei giorni scorsi di un maxi piano da 200 miliardi di euro per fronteggiare il caro energia con una decisione unilaterale, in Europa si cerca di correre ai ripari per trovare una soluzione condivisa. La fuga in avanti di Scholz ha creato parecchi malumori tra i partner europei sia per le modalità sia per i contenuti della misura che può dare un vantaggio di competitività alle aziende tedesche rispetto a quelle degli altri paesi Ue. Così, anche grazie alle pressioni francesi, sembra si stia accelerando verso la realizzazione del tanto agognato tetto al prezzo del gas.

Non a caso nella bozza provvisoria della dichiarazione del vertice dei leader Ue di Praga di venerdì, il Consiglio europeo invita la Commissione a «proporre soluzioni praticabili per ridurre i prezzi attraverso un price cap al gas». Intanto l'annuncio del piano d'azione della Commissione Ue sull'energia è slittato almeno a dopo il vertice di venerdì. Intanto, l'indice Ttf di Amsterdam ieri ha segnato un nuovo calo a 169 euro (-10,5%) tornando sui livelli dello scorso luglio.

Mentre nelle istituzioni europee si continua a discutere, l'Italia è costretta a fare i conti con l'interruzione dell'arrivo di gas russo a Tarvisio. Secondo l'ad di Eni Claudio Descalzi, la situazione dovrebbe risolversi in settimana. Il ministro Roberto Cingolani ha invece parlato di una «settimana cruciale per il prezzo del gas» e il suo ministero della Transizione ecologica lavora a un meccanismo europeo da proporre alla Commissione Ue che imponga una forchetta massima di variazione per il prezzo del gas all'interno dell'Ue facendo una media ponderata fra gli indici delle principali borse mondiali degli idrocarburi.

La tempesta energetica non risparmia nemmeno il petrolio con i Paesi membri dell'Opec+ pronti a valutare nel loro incontro di mercoledì una drastica riduzione della produzione di greggio per spingere al rialzo i prezzi globali. Se la misura fosse attuata, si tratterebbe di un ulteriore problema per i consumatori europei già alle prese con i costi fuori controllo a causa della guerra in Ucraina e delle sanzioni sul petrolio russo. Il price cap al petrolio è un altro dei temi di discussione dell'Ue con diversi Paesi membri che non hanno espresso contrarietà alla misura ma hanno chiesto tempo per approfondimenti tecnici.

In questo contesto già complesso, continua il giallo intorno al gasdotto Nord Stream. La Svezia ha annunciato che il Nord Stream 2 non solo continua a perdere gas ma la falla si è allargata. Di certo l'evolversi degli eventi testimonia come l'Europa non possa pensare di fare affidamento sul gas di Mosca per l'inverno anche se, a detta di Eni, almeno il 10% dei flussi italiani dovrà continuare ad arrivare dalla Russia. Non a caso l'Agenzia Internazionale dell'Energia ha sostenuto in una nota che la «riduzione dei consumi è fondamentale per rispondere al fermo delle forniture russe». In tal senso le misure di risparmio di gas in Europa saranno «cruciali» anche per mantenere le scorte a livelli sufficienti.

Pensare però di risolvere il problema energetico con il solo razionamento è non solo impossibile ma testimonierebbe un clamoroso fallimento dell'Ue in uno scenario in cui ci si attende sempre di più una forte risposta europea che stenta ad arrivare.

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