Piccolo terremoto (dai potenziali effetti distruttivi) nel mondo della radiofonia italiana. In commissione Bilancio del Senato è infatti stato presentato e verrà discusso e votato oggi un emendamento all'interno del dl Ristori che favorisce le radio «comunitarie» rispetto alle emittenti locali o nazionali. Quelle radio che hanno vincoli precisi (raccolta di pubblicità al massimo al 5%) e che sono caratterizzate dall'assenza di scopo di lucro e gestite da fondazioni o associazioni. Un aiuto, però, dato esclusivamente a una parte del mondo radiofonico significa squilibrare il mercato e soprattutto danneggiare le altre emittenti. Un aiuto che quindi tradisce lo stesso spirito della legge che lo promuove.
Lo spirito del dl Ristori, come spiegato dal premier Giuseppe Conte, è infatti di rafforzare ed estende il sostegno economico ai settori più colpiti dalla pandemia e dalle restrizioni sanitarie. Sul tavolo Palazzo Chigi ha messo a disposizione oltre 18 miliardi di euro, spalmati nei vari Dl Ristori (uno/bis, ter e quater). In particolare l'obiettivo dei provvedimenti sopra indicati è stato quello di assicurare un vasto sostegno alla liquidità delle imprese e dei lavoratori maggiormente danneggiati dalla crisi pandemica, ricorrendo a un ampio rinvio delle principali scadenze e di diversi versamenti fiscali che riguardano le imprese di piccole e medie dimensioni attive su tutto il territorio nazionale che hanno subito perdite rilevanti di fatturato, incrementare il sostegno nei confronti di alcune categorie come lavoratori autonomi, commercianti, artigiani, professionisti.
Chiarito il perimetro e l'obiettivo dei provvedimenti sopra indicati appare assolutamente fuori contesto l'approvazione dell'emendamento proposto da alcuni senatori di Fratelli d'Italia proprio in favore delle radio comunitarie.
Tale proposta, a differenza della finalità dei provvedimenti adottati dal Governo ed esaminati dalle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato, non determina un sostegno per l'intero settore radiofonico ma ha l'obiettivo di favorire solo le emittenti comunitarie convertendo la loro concessione in commerciale. A tal riguardo vale la pena ricordare che le radio comunitarie hanno beneficiato di contributi finanziari da parte dello Stato (benefici non concessi alle emittenti nazionali e locali) e della possibilità di attivare nuovi impianti radiofonici su frequenze libere.
Con l'approvazione di questo emendamento si introduce la possibilità, a costo zero per le poche emittenti che ne beneficeranno, di eliminare i limiti sulla trasmissione di messaggi pubblicitari sinora vigenti.
E così cresce il malumore tra i titolari delle altre emittenti che già lamentano una restrizione drammatica degli investimenti pubblicitari dovuta alla crisi. Questa norma, dicono, rischia di falsare il già delicato equilibrio del mercato pubblicitario. Per alcune emittenti, anzi, è in gioco addirittura la sopravvivenza.
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