L'eterno errore lo statalismo non aiuta il Sud

di Carlo Lottieri

Chi si domanda per quale motivo c'è sempre meno fiducia verso l'Italia ha trovato una pronta risposta nelle ultime parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che intervenendo a Bari alla Fiera del Levante ha affermato che «questo governo presta molta attenzione al Sud: vogliamo fare del Mezzogiorno il laboratorio di un nuovo intervento pubblico in economia, magari attraverso la Cassa depositi e prestiti».

Lo schema è chiaro. Nonostante decenni di fallimenti e sebbene il Sud si trovi in condizioni assai difficile a causa della politicizzazione della sua economia, la maggioranza gialloverde intende difendere i propri consensi nelle regioni meridionali con la creazione di una nuova Cassa del Mezzogiorno. Constatato che il sistema delle imprese del Sud è fragile non ci si chiede quali siano le ragioni fondamentali di tutto ciò (alta tassazione, contratti nazionali, forte attrattività del posto pubblico), ma invece si pensa di usare risorse provenienti da altrove per rilanciare politiche dirigiste, basate su uno statalismo che già innumerevoli volte ha dato pessima prova di sé.

In realtà, il Sud non ha bisogno di più Stato, di altri manager pubblici, della riproposizione dell'intreccio corrotto tra politica e economia. Il Meridione ha bisogno di più libertà e di maggiore capacità di autogoverno, oltre che di un cambio di paradigma che l'obblighi a farsi carico dei suoi problemi. Soprattutto, il Sud deve guardarsi bene da questi medici che spacciano per farmaco quello che, nei fatti, è un veleno mortale: che essi già troppe volte hanno sperimentato sulla loro pelle.

Negli Stati Uniti come nel Nord d'Italia, in Germania come in Australia, gli uomini del Sud hanno ripetutamente mostrato di essere formidabili imprenditori. Se oggi in Campania, in Calabria o in Sicilia si deve fare i conti con un'economia privata a corto di ossigeno è solo perché lì è difficilissimo lavorare. Il governo guidato da Conte dovrebbe partire da questa considerazione elementare, senza rilanciare la programmazione degli anni Sessanta e lo strapotere dei boiardi di Stato.

Da parte loro, gli esponenti della Lega dovrebbero ricordarsi di quello che, in passato, hanno affermato contro la spesa pubblica che ha distrutto il Mezzogiorno, mentre i Cinquestelle farebbero

bene a por mente a quanta corruzione possa generare il fatto di consegnare a politici e funzionari pubblici le risorse sottratte ai contribuenti. Altro assistenzialismo e altro malaffare non aiuteranno la crescita del Sud.

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