Il candidato sindaco per Roma ancora non c'è (se ne parlerà ad aprile, ha frenato Enrico Letta dopo i colloqui con due degli aspiranti, Roberto Gualtieri e Carlo Calenda), ma i nuovi vicesegretari del Pd sì. Il nuovo leader dem sta iniziando a formare la sua squadra, e ieri ha annunciato che sarà affiancato da Irene Tinagli e Peppe Provenzano. Due volti relativamente nuovi, che coprono due fianchi diversi: quello del moderno liberal-riformismo lei, quello della sinistra d'antan con venature meridionaliste lui. Tinagli, giovane economista che nel 2013 venne eletta nella Lista Monti, oggi ricopre un incarico chiave in Ue, quello di presidente della Commissione Affari economici del Parlamento europeo, dove è stata eletta per il Pd. Provenzano è ministro uscente al Mezzogiorno, e vicino ad Andrea Orlando. La prossima settimana Letta parteciperà alle assemblee dei deputati e senatori dem, e si capirà se c'è l'intenzione di sostituire anche i capigruppo, che però devono essere eletti dai parlamentari. Ma le amministrative di autunno sono «il primo test» per la sua segreteria, come lui stesso dice. E a Roma (come anche a Napoli) la situazione è assai ingarbugliata. Letta ha stoppato l'improvvisa accelerazione sulla candidatura di Gualtieri (che lo stesso ex ministro dell'Economia sospetta sia partita da settori del partito interessati a bruciarla), e ha rinviato il dossier al mese prossimo. Le partite di Roma e Napoli si incastrano, se in Campania si candida un grillino (Fico?) con l'appoggio del Pd, a Roma Letta potrebbe levarsi dai piedi la Raggi e fare un accordo con (quel poco che resta) dei 5Stelle. Serve però un nome cui non possano dire no, e l'ex segretario Zingaretti sarebbe l'unico, dicono tra i dem, ad avere qualche chance di battere il centrodestra. Lui però continua a nicchiare, e anche ieri ha assicurato: «Non correrò per fare il sindaco». Ma a chi gli chiedeva scherzando se allora finirà all'Isola dei famosi ha replicato: «Più facile che diventi sindaco di Roma». Insomma: la tentazione c'è, i dubbi pure, e chi lo conosce assicura che l'ex segretario «deciderà solo all'ultimo e se tutti glielo chiederanno in coro».
Su questa tentazione ha intenzione di lavorare Letta, per spingerlo a gettare il cuore oltre l'ostacolo e candidarsi nella Capitale devastata dal tornado grillino. In Campania però il governatore dem De Luca boccia Fico (definito in passato «una mezza pippa») e sponsorizza l'ex ministro dem Gaetano Manfredi.
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