"Letta e Conte uniti contro un nemico comune: l'iniziativa privata vista come fumo negli occhi"

"L'attenzione per i redditi medio-bassi cela il rischio di una patrimoniale"

"Letta e Conte uniti contro un nemico comune: l'iniziativa privata vista come fumo negli occhi"

Il programma del Partito democratico è molto focalizzato sugli investimenti pubblici, ad esempio per l'edilizia popolare, per l'adeguamento degli stipendi degli insegnanti e per il rafforzamento del sistema sanitario nazionale. «Come diceva Margaret Thatcher, non esistono soldi dello Stato ma il denaro dei contribuenti», afferma Riccardo Puglisi, docente di Scienza delle finanze presso l'Università di Pavia. Analogamente, osserva, «c'è poca chiarezza sulle coperture finanziarie delle singole proposte, ma in campagna elettorale questa tendenza accomuna un po' tutti gli schieramenti anche se il centrodestra, in particolare Fratelli d'Italia, ha cercato di essere prudente».

Il retropensiero è che l'attenzione dem verso i redditi medio-bassi (taglio dell'Irpef, erogazioni dirette per spese sanitarie e scolastiche) possano celare l'intenzione di aumentare le imposte patrimoniali. «Come dice il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, si tende a seguire il modello Ocse, cioè spostare la tassazione dal lavoro ai beni anche se non ci sono ancora dimostrazioni inconfutabili che questo modello sia tecnicamente efficace», precisa Puglisi aggiungendo che «oltre all'aumento del debito qualora le spese non fossero coperte, occorrerebbe anche prestare attenzione agli effetti inflattivi delle politiche che tendono a stimolare la domanda», come quelle che vorrebbe mettere in pratica il Pd. Insomma, «dopo un po' i deficit creano inflazione».

Da sottolineare, secondo l'economista, l'assenza di una spending review finalizzata a finanziare istruzione e sanità come si propose il governo Cameron. «Si pensa che tanto più il reddito è intermediato dallo Stato tanto meglio è. C'è una solenne antipatia verso l'iniziativa privata, verso l'autonomia individuale di gestione del proprio reddito», osserva Puglisi. «Non tutta la spesa pubblica è buona», chiosa ricordando che «il Pnrr produce un 3,2% di crescita aggiuntiva del Pil al 2026 e la riforma della Pa vale un +2,3% di Pil, circa il 70% dell'effetto cumulato». Ebbene nei programmi elettorali questo tema non compare. E invece, rimarca Puglisi, «bisogna parlare di riforma della Pa se si vuole intervenire per eliminare gli sprechi».

Anche il programma M5s, secondo Puglisi, è molto simile a quello del Pd. «La linea è la stessa, c'è vicinanza ideologica ma il tema di fondo è che si prevedono bonus e ristori per tamponare tutte le situazioni», rileva puntualizzando che «il welfare state è proprio questo, ma non bisogna garantire l'assicurazione sociale su tutto, ma solo su ciò che è importante. L'esempio classico è il bonus per il monopattino: le tasse sono risorse preziose tolte dalle tasche dei cittadini». Puglisi ritiene che questi partiti fingano «di poter creare moneta ma ciò con cui si mangia è il Pil reale». E l'unico modo per aumentare la torta del Pil «è aumentare la produttività». I Cinque stelle fanno trasparire l'idea della patrimoniale puntando sull'uguaglianza sostanziale. «Il tema di fondo è che se guadagni troppo, sei sospetto.

La tassazione degli extraprofitti non è sbagliata ma è sbagliato pensare che tutto sia rendita da tassare. Se proprio si vuole intervenire, c'è l'Antitrust perché le rendite dipendono da problemi di concorrenza», conclude.

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